Una delegazione dell’Unione Africana (Ua), guidata dall’ex capo di stato maliano Alpha Oumar Konare, ha incontrato Mohamed Morsi, il presidente destituito dall’esercito lo scorso 3 luglio e detenuto in un luogo segreto. La visita ufficiale di un rappresentante dell’Ua sarebbe avvenuta contemporaneamente a quella del capo della diplomazia dell’Unione europea (Ue) Catherine Ashton, lunedì, ma è stata resa nota successivamente. Il nodo della missione diplomatica africana al Cairo è tuttavia rappresentato da una serie di incontri avuti da Konare con le nuove autorità ad interim insediate dai militari all’inizio del mese.
“Ho sentito numerose argomentazioni che mi portano a credere che la destituzione di Morsi non è stata un colpo di stato militare. In realtà l’esercito è intervenuto per evitare una guerra civile piuttosto che per prendere il potere” ha detto in conferenza stampa l’ex presidente del Mali, sottolineando che la sospensione dell’Egitto dall’Ua “non è una punizione ma un’espressione della riservatezza dell’organizzazione fin quando non sarà in possesso delle informazioni necessarie per adottare una risposta più adeguata”. In questa prospettiva l’Ua moltiplicherà le sue visite in Egitto per annunciare “la sua decisione finale” ha concluso Konare.
Sempre oggi, dalla giustizia egiziana sono arrivate due pronunciamenti che riguardano il futuro di Morsi e dei Fratelli musulmani. L’ex presidente è accusato di “incitamento alla violenza” nei recenti tafferugli tra i suoi sostenitori e i residenti del distretto di Bein al-Sarayat e quelli di Nahda Square, conclusi con 23 morti e 255 feriti. Altri esponenti dei Fratelli musulmani, tra cui la guida suprema del movimento attualmente ricercato, Mohamed Badie, sono sospettati di aver fornito armi e somme di denaro ai manifestanti pro-Morsi per arginare le proteste del fronte opposto lo scorso 30 giugno.
Nonostante la presenza nel paese di diplomatici africani ed occidentali, che intendono portare avanti una difficile mediazione politica, non si placa il clima di tensione tra le due parti. “Il perdurare di situazioni pericolose sulle piazze di Rabaa al-Adawiya (nord-est) e di Al-Nahda (nei pressi dell’Università del Cairo, ndr) e il terrorismo che ne scaturisce così come le strade bloccate non sono più accettabili” sostiene un comunicato diffuso dal governo ad interim. Il ministero dell’Interno è stato espressamente incaricato di “prendere tutte le misure necessarie per porre fine ai sit-in dei sostenitori di Morsi, minaccia per la sicurezza nazionale e l’interesse superiore dello Stato”. “Nulla cambierà” ha risposto un portavoce della coalizione pro-Morsi, Gehad el-Haddad, accusando le nuove autorità di “cercare di terrorizzare gli egiziani”. – Misna