Si è chiusa la giornata elettorale in Zimbabwe, oggi alle urne per le presidenziali, parlamentari e locali. Robert Mugabe, 89 anni, da 33 alla guida del Paese, tenta la rielezione. Solo alcuni seggi sono rimasti aperti qualche ora in più per permettere agli aventi diritto già in coda alle 19, orario di chiusura delle urne, di esprimere la propria preferenza. I risultati finali sono attesi per lunedì. Alta l’affluenza, nonostante i timori sulla credibilità del processo elettorale. E questo potrebbe favorire Morgan Tsvangirai, principale sfidante di Mugabe. Non si registrano particolari episodi di violenza. Funzionari dei seggi e funzionari di partito hanno portato con sé delle lenzuola per poter dormire vicino alle urne e garantire che non vengano trafugate.
Episodi di irregolarita’. Tendai Biti, terzo funzionario in termini di importanza del partito del primo ministro Tsvangirai, riporta episodi di irregolarità, come cambiamenti nelle liste dei votanti. Tuttavia, ha detto, “siamo incoraggiati dall’alta affluenza. Rimaniamo fiduciosi nonostante tutte queste sfide”. Il capo della missione degli osservatori dell’Unione africana, l’ex presidente della Nigeria Olusegun Obasanjo, ha detto ai giornalisti che le notizie di irregolarità “saranno indagate, ma per ora non sono ancora state dimostrate”.
I candidati. Sono cinque i principali contendenti alla carica di presidente. Primo fra tutti il capo di Stato uscente Robert Mugabe, alla guida del governo dal 1980. Ex leader della lotta per l’indipendenza, liberò il Paese dalla minoranza bianca, ma lo face cedere in una difficile crisi economica nel 1997, innescata in un primo momento da uno scandalo corruzione e poi dai sequestri di migliaia di aziende agricole di proprietà di bianchi. C’è quindi il primo ministro Morgan Tsvangirai, 61 anni, attivista sindacale diventato politico. Nel 2008 riuscì quasi a battere Mugabe, ma poi boicottò il ballottaggio in protesta contro le violenze diffuse contro il suo Movimento per il cambiamento democratico. Candidato anche Welshman Ncube, capo di una fazione divisasi dal partito di Tsvangirai, a cui potrebbe sottrarre voti nelle provincie occidentali. Completano la lista Dumiso Dabengwa, ex leader della guerriglia che ricevette addetramento in Russia, un tempo alleato di Mugabe, e Kisinoti Munodei Mukwazhe, capo del Partito dello sviluppo.
Tematiche. La questione principale riguarda la salute del presidente uscente Mugabe. Secondo molti l’89enne non sarebbe più in grado di mantenere il potere. Il suo partito Zanu-Pf ha promesso di portare aventi un programma di ripresa che permetterà di creare 2,2 milioni di posti. Il partito di Tsvangirai ha puntato invece sulla promessa di creare un ambiente favorevole agli investimenti interni e stranieri per ricostruire l’economia, creare lavoro, ripristinare i servizi di educazione e sanitari e tornare allo stato di diritto, dopo un decennio di violenze politiche e crisi economica.
Prospettive. Nonostante i pochi episodi di violenza che si sono registrati in questa occasione, i gruppi per i diritti umani sono scettici sul fatto che possa essersi trattato realmente di elezioni libere e giuste, principalmente a causa delle diffuse discrepanze tra gli elettori, lo scarso accesso ai media e le attività di parte dell’esercito e della polizia. I rivali di Mugabe lo accusano di voler manovrare il processo elettorale per portare i risultati del voto a suo favore. – LaPresse/AP