Almeno 14 persone sono state uccise a colpi di machete nella località di Kampi ya Chui, 70 km a nord-est di Beni, in Nord Kivu, nel corso di un attacco compiuto nella notte tra mercoledì e giovedì. A denunciare l’ennesima violenza sui civili della zona è stato il presidente della società civile di Beni, Teddy Kataliko, attribuendo l’incursione ai ribelli ugandesi dell’Alleanza delle forze democratiche (Adf-Nalu), già responsabili della morte di circa 100 civili nelle ultime due settimane. L’esercito regolare congolese (Fardc), che ha una sua posizione a 12 km da Kampi ya Chui, non avrebbe fatto in tempo ad intervenire.
Ma su quest’ultimo episodio, la denuncia della società civile è stata contestata dal governatore della provincia del Nord Kivu. “Non è un piacere dare l’annuncio di nuovi morti (…) Ci sono molte informazioni contraddittorie in provenienza della zona attaccata. La società civile si è espressa troppo velocemente” ha detto Julien Paluku. “Effettivamente c’è stato un attacco concluso con vittime e l’arresto di un ribelle” ha soltanto dichiarato il ministro dell’Interno Richard Muyej.
L’incursione contro il villaggio di Lampi ya Chui si è verificato nonostante la presenza a Beni del presidente Joseph Kabila, accompagnato nella sua visita da una folta delegazione governativa. Al capo dello stato la società civile è tornata a chiedere “una soluzione urgente per rilanciare le operazioni militari” contro le Adf/Nalu. Sulla carta la sicurezza del territorio di Beni dovrebbe essere garantita dall’esercito congolese e dalla locale missione Onu (Monusco), che nei giorni scorsi si è impegnata ad “intensificare le pattuglie”.
Inoltre mercoledì altri nove corpi senza vita sono stati rinvenuti in diverse località dello stesso territorio: a Mavivi, 15 km da Beni, a Kokola e lungo la strada tra Oicha-Eringeti e Kaynama. Secondo la società civile locale, i residenti – di cui almeno una donna – sono state uccisi a colpi di machete o con altre modalità brutali, forse due giorni prima.
Se Kabila ha già incontrato rappresentanti della società civile, esponenti politici di maggioranza e opposizione, operatori economici di Beni e Butembo così come leader religiosi, non si è espresso in pubblico, deludendo le aspettative della popolazione che si sente “abbandonata al proprio destino”. – Misna