Il suo sguardo dolce, ma sagace al tempo stesso, la sua voce e i suoi grandi discorsi sono noti a tutti, come è ormai celebre la sua storia. Ma questo non significa che bisogna smettere di rendere omaggio all’uomo che ha governato il Burkina Faso dal 1983 al 1987, ispirando ed “educando” giovani e popolazioni di tutto il mondo.
Oggi, quindi, che è il 15 ottobre, nonché trentatreesimo anniversario della sua morte, è doveroso ricordare Thomas Sankara, ponendo l’attenzione anche sulle recenti scoperte che sono state fatte sulla sua morte. Ma andiamo per gradi.
Con gli occhi rivolti a un orizzonte a lui sempre ben chiaro, il “Che Guevara” africano, già all’età di 11 anni, manifestò il suo carisma: nel giorno della proclamazione dell’indipendenza del Burkina Faso, mentre si trovava a scuola, bruciò la bandiera francese per innalzare quella della sua nazione. Da quel momento non smise mai di lottare per il suo Paese.
Nato in una famiglia povera dell’Alto Volta, ebbe la fortuna di poter studiare e completare la sua formazione grazie alla carriera militare intrapresa a 18 anni. Frequentò infatti l’accademia prima in Madagascar e poi a Parigi. Proprio in Madagascar la sua vita prese una svolta decisiva: nel 1971 partecipò ai sollevamenti popolari contro il governo di Philibert Tsiranana. Si unì quindi a diversi movimenti popolari, seguendoli nella pratica e studiandoli nella teoria tramite le opere di Lenin e Marx, che influiranno profondamente la sua formazione. «Senza una formazione politica, un militare è solamente un potenziale criminale», diceva il giovane.
Partecipò alla guerra dell’Alto Volta contro il Mali e, dopo aver coperto varie funzioni all’interno del governo, nel 1983, Sankara fu incarcerato dal presidente Jean-Baptiste Ouédraogo. Numerose manifestazioni vollero la sua liberazione e Ouédraogo dovette dimettersi e lasciare il posto al Capitano Thomas Sankara che allora aveva soli 33 anni. Nel 1984, per festeggiare il suo primo anniversario di rivoluzione, l’Alto Volta si convertì nel Burkina Faso o “Paese degli uomini integri”.
Nei suoi quattro anni di governo, Thomas Sankara portò avanti delle politiche decisamente lungimiranti, anche in difesa dell’ambiente e dei diritti delle donne. Proibì infatti la mutilazione dei genitali femminili e lanciò piani di rimboscamento, oltre che di alfabetizzazione e vaccinazione. Nazionalizzò le risorse naturali, rifiutò i crediti esteri e decise di non pagare il debito.
Mise in atto una rivoluzione così profonda, aperta, globale e coscienziosa che non si poteva non temere per il suo destino. Arrivò infatti presto la morte, sulla quale, solo di recente, si è fatta maggiore chiarezza. Il 13 febbraio scorso, infatti, per la prima volta è stato ricostruito il suo omicidio in un contesto ufficiale. Grazie alle testimonianze di sopravvissuti, testimoni e accusati, la corte militare di Ouagadougou ha ricomposto i tasselli di un’azione efferata e ignobile.
Ecco quindi cosa successe il 15 ottobre del 1987: alle ore 16.30, il Presidente, a bordo di una Peugeot 205 nera si dirige alla sede del Consiglio Nazionale della Rivoluzione, ma dopo pochi minuti che la seduta ha inizio ecco un rumore improvviso. Mezzi in avvicinamento, macchine o camion, non si sa. Il rumore si fa sempre più intenso e poi repentino al posto del singhiozzo delle vecchie Reanult ecco il più sordo crepitio delle raffiche di mitra. Uomini armati sparano contro l’edificio, hanno fucili d’assalto, armi leggere e granate. Sankara esce mani in alto e viene freddato da una raffica, e insieme a lui vengono uccisi altri 12 ufficiali e membri del governo: Noufou Sawadogo, Amadé Sawadogo, Abdoulaye Guem, Der Somda, Wallilaye Ouédraogo, Emmanuel Bationo, Paténema Soré, Frédéric Kiemdé, Bonaventure Compaoré, Paulin Bamouni, Christophe Saba, Sibiri Zagré.
Il colpo di stato fu organizzato dall’ex-compagno d’armi e collaboratore Blaise Compaore con l’appoggio di Francia e Stati Uniti.
Oggi, alle ore 16.30, di 33 anni fa, come visto, Sankara usciva inerme dalla sede del Consiglio. Mani in alto, forse con sguardo interrogativo. Ma sicuramente sempre rivolto a quel suo orizzonte, così nitido. Del resto, da vero eroe, fece tutto quel che fece con la piena consapevolezza di ciò che rischiava.
*Per ascoltare la straordinaria storia di Sankara raccontata da Silvestro Montanaro: www.africarivista.it
(Valentina Giulia Milani)