2003. I vescovi del Secam, l’organismo che raggruppa le Conferenze episcopali africani, durante un pellegrinaggio penitenziale all’isola di Gorée (Senegal) – dove furono imbarcati migliaia di schiavi per l’America – autodenunciano la complicità della Chiesa e dell’Africa stessa nello schiavismo, ed esortano a condannare le nuove forme di commercio umano e di razzismo. Non rimane nell’oblio anche la tratta transahariana, di responsabilità araba.
«Per lungo tempo ha regnato la legge del silenzio sulla tratta negriera e la schiavitù. La Chiesa ha taciuto troppo a lungo. Quando, all’avvicinarsi del Grande Giubileo, papa Giovanni Paolo II ha di nuovo rotto il silenzio con un’iniziativa pastorale di alto significato che lo ha portato a Gorée, un nuovo silenzio di piombo ha poi ricoperto l’innominato olocausto della tratta negriera. Abbiamo dovuto attendere undici anni perché i vescovi dell’Africa adottassero la stessa iniziativa pastorale. Si è realizzata a Goréé nell’ottobre del 2003. Si è trattato, in certo qual modo, della prima presa di posizione ufficiale della Chiesa del continente vittima della tratta». (Barthélémy Adoukonou, segretario generale del Secam)
Foto: la Maison des Esclaves sull’isola di Gorée