Oltre il 90% dei Paesi africani esclude i lavoratori dal diritto di fondare o aderire a un sindacato e ha violato il diritto alla contrattazione collettiva e il diritto di sciopero. Le condizioni per i lavoratori e i sindacati in Africa sono rimaste sostanzialmente invariate a livello regionale nel 2023, rivela l’ultimo rapporto Global Rights index 2024 della Confederazione mondiale dei sindacati (Ituc-Csi).
Ci sono stati, l’anno scorso, esempi lampanti di scioglimenti di sindacati in Guinea e Madagascar, minacce e licenziamento di lavoratori in sciopero in Burkina Faso e Camerun e attacchi della polizia contro lavoratori in sciopero in Kenya e Sudafrica.
In Burundi, le libertà civili sono state pesantemente represse mentre il partito al governo ha continuato a rafforzare il proprio controllo sulle istituzioni e a indebolire e reprimere l’opposizione politica. La Repubblica Centrafricana, la Somalia e il Sudan sono rimasti profondamente colpiti da conflitti e crisi umanitarie, che hanno eroso l’accesso ai mezzi di sussistenza e alle condizioni di lavoro.
In Sud Sudan, la situazione umanitaria e dei diritti umani si è ulteriormente deteriorata a causa del conflitto in corso, e i lavoratori del servizio pubblico non vengono pagati dall’agosto 2023.
Anche i recenti colpi di stato nei paesi dell’Africa occidentale hanno gravemente colpito le attività sindacali e le libertà civili. In Burkina Faso, ad esempio, il dialogo sociale tripartito è stato congelato da quando è stato abolito l’Alto Consiglio per il dialogo sociale (Haut Conseil du Dialogue Social). In Ciad e Gabon, gli scioperi e le proteste sono stati repressi dai regimi militari e i sindacati non sono più in grado di operare liberamente.
Nelle economie in gran parte legate al settore informale – l’87% di tutta l’occupazione nell’Africa sub-sahariana – i lavoratori sono di fatto esclusi dalle tutele del lavoro.