In Somalia, il calcio riuscirà a riportare la concordia nazionale? È presto per dirlo. Ma c’è qualcuno che ci crede fermamente e pensa che il pallone potrebbe fare il miracolo. Lui è Abdiqani Said Arab, il Presidente della Federazione calcio della Somalia. Nei giorni scorsi ha lanciato un invito al gruppo islamico fondamentalista al Shabaab a partecipare al campionato nazionale. Abdiqani ha dichiarato alla Bbc che la Federazione non ha paura di al Shabaab e il gruppo islamico non ha nulla da temere. Ha inoltre aggiunto che crede che tutti i sostenitori di al Shabaab siano appassionati di calcio e seguano le partite del campionato e della coppa somala.
In realtà, i capi di al Shabaab proclamano un Islam radicale e fortemente tradizionale. Essi vedono in qualsiasi espressione di modernità una minaccia. Nel periodo in cui sono stati al potere in Somalia (2006-2009) non solo hanno chiuso i cinema, vietato la televisione, ma hanno proibito di giocare a calcio e di vedere le partite internazionali. Miliziani hanno spesso scelto di organizzare attentati in locali (in Somalia ma anche in Kenya e in Uganda) in cui si assisteva ai match di football.
La nascita di un Governo di transizione e la ripresa di una (quasi) normale vita in alcune parti del Paese ha permesso di riprendere anche le attività sportive. Da qui l’invito a scendere in campo. Il football avrà successo dove la politica nazionale e internazionale hanno fallito? Un pallone aprirà le porte alla riconciliazione?