Entro il 17 luglio l’Egitto avrà un nuovo presidente: le parole del capo di Stato ad interim, Adly Mansour, non lasciano adito a dubbi. Il cammino non facile verso una transizione democratica, dopo l’adozione in gennaio della nuova Costituzione con un referendum, sembra dunque proseguire. Questo malgrado i forti scossoni interni inferti dai Fratelli musulmani, messi al bando dalle autorità militari, e le minacce dei gruppi jihadisti legati ad Al Qaida, che oggi hanno rivendicato un agguato contro i militari uccidendo un ufficiale dell’esercito.
La Costituzione parla chiaro – ha reso noto la presidenza egiziana -, ed entro sei mesi dall’entrata in vigore della Carta si dovranno tenere le elezioni presidenziali, che dovranno concludersi entro e non oltre il 17 luglio, seguite poi da quelle parlamentari. E sembra oramai una questione di giorni – se non di ore – l’annuncio formale della candidatura alle presidenziali del capo delle forze armate, Abdel Fattah al Sisi.
Oggi Sami Annan, ex capo di stato maggiore dell’esercito, ha annunciato che non si presenterà, mentre l’ex generale ed ex premier Ahmed Shafiq ha reiterato il suo appoggio a Sisi, affermando che bisogna unire gli sforzi ed evitare una dispersione dei voti. Salvo colpi di scena, Sisi sembrerebbe per ora essere l’unico potenziale candidato militare alle elezioni. Annunci che tranquillizzano solo in parte l’opinione pubblica, sempre più sconcertata dal susseguirsi di episodi di violenza, come l’agguato mortale avvenuto questa mattina contro un bus dell’esercito a ovest del Cairo, costato la vita a un ufficiale dell’esercito. Altri tre militari sono rimasti feriti nell’imboscata, che è stata poi rivendicata dalla sigla qaedista Ansar Beit el Maqdis, i “Partigiani di Gerusalemme”, attivo nel Sinai. Gruppo che ha condotto una serie di attacchi di alto profilo contro alti funzionari della sicurezza. Tramite il loro portavoce, i militari hanno puntato il dito contro i Fratelli musulmani, organizzazione dichiarata terrorista dalle autorità a dicembre. Accuse rispedite al mittente dalla Confraternita, che non intende abbassare la testa. Anzi, continua a gonfiare i muscoli, annunciando a partire da domani una nuova ondata di manifestazioni in tutto il Paese. Un calendario fitto di proteste di “resistenza e pacifiche” ha precisato la Fratellanza, che non aiuta a fare sbollire il clima, nel quale con cadenza quasi quotidiana si susseguono gli arresti dei “dimostranti violenti” e i “processi contro i terroristi”.
Un caos che non è solo politico: la crisi che sta sconvolgendo l’Egitto è infatti anche economica. Secondo il ministro delle Finanze, Hany Kadry Dimian, citato dal quotidiano Al Ahram online, l’instabilità politica ha provocato un rallentamento della crescita economica rispetto alle previsioni ufficiali precedenti, con un deficit di bilancio del 12% per l’anno fiscale 2013/14. Secondo Dimian, l’economia dovrebbe crescere quest’anno del 2-2,5% rispetto alle stime del precedente governo del primo ministro Hazem El Beblawi, che prevedeva un 3,5%, dato considerato dagli analisti troppo ottimistico. * Giuseppe Maria Laudani (ANSAmed).