Si è aperta la caccia al «5 per mille» degli italiani. Come ogni primavera, migliaia di onlus e ong sono impegnate a convincere i contribuenti con campagne che toccano le corde emotive… come accade nel periodo prenatalizio. È una lotta senza esclusione di colpi, specie per quelle realtà associative che operano nel Sud del Mondo. Ancora una volta, appaiano su volantini, brochure, manifesti e spot le immagini di bambini africani patiti e sofferenti. Sì, perché, come denunciato la scorsa estate dalle colonne di «Africa» e dalla campagna «Anche le immagini uccidono» (campagna di cui «Africa» è media partner), «ripescare il crudele cliché dello scheletrino africano» ha sempre una presa forte sul pubblico che, impietosito, allarga i cordoni del borsellino e dona all’associazione.
È successo e continua a succedere. Basta navigare su Internet per rendersene conto. Il sito di «Save the Children» mostra ancora foto di bimbi emaciati con gli occhi imploranti (nonostante le nostre denunce). In parte, succede anche nel sito dell’Unicef (l’agenzia Onu che si occupa dell’infanzia) e in pagine Web di altre organizzazioni. Chi le usa si giustifica dicendo che solo le immagini di forte impatto possono rappresentare con un duro realismo la situazione dell’Africa e smuovere così le coscienze. Non solo, ma i soldi così raccolti vengono, in ogni caso, utilizzati per progetti proprio a favore di questi piccoli. Queste motivazioni non ci piacciono. Noi riteniamo che la dignità di ogni essere umano e, in particolare modo quella dei bambini, vada sempre e comunque rispettata. Il fine legittimo di aiutare le persone non deve giustificare in alcun modo l’utilizzo di immagini che ledono gravemente la dignità delle persone. E ciò vale a qualsiasi latitudine: sia il bambino europeo, asiatico, latinoamericano, nordamericano o, appunto, africano.
Di fronte a questa situazione, come rivista non possiamo che continuare a denunciare tale stortura. Ma vogliamo fare di più. Invitiamo tutti coloro che condividono questa battaglia a scegliere di destinare il proprio 5 per mille solo a chi non fa un uso delle immagini dei bambini lesivo dei loro diritti. Non è e non vuole essere un boicottaggio, ma solo un modo per far leva sul nostro diritto di scelta per riaffermare la dignità di ogni essere umano. A prescindere dal colore della pelle.