I Vescovi del Sudafrica criticano la decisione del Presidente Jacob Zuma di non rispondere “tempestivamente ed esaurientemente” al rapporto del Public Protector Thuli Madonsela sulle spese effettuate con denaro pubblico per ristrutturare la sua residenza privata di Nkandla. “Il codice etico dei funzionari pubblici sudafricani (Executive Members’ Ethics Act) prevede che il Presidente riferisca all’Assemblea Nazionale 14 giorni dopo aver ricevuto il rapporto. Invece, il signor Zuma, ha scelto di ignorare questa responsabilità etica e morale di fronte al Parlamento e alla nazione” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides, firmato da Sua Ecc. Mons. Stephen Brislin, Arcivescovo di Città del Capo e Presidente della Southern African Catholic Bishops’ Conference.
“Le conclusioni dell’inchiesta del Public Protector sono perfettamente chiare: ci sono state spese eccessive per migliorare le misure di sicurezza e milioni di rand dei contribuenti sono stati spesi per articoli privati che avrebbero dovuto essere pagati dal Presidente in prima persona” afferma il comunicato.
I costi eccessivi di quelli che dovevano essere solo dei lavori per rafforzare le misure di sicurezza della residenza di vacanza del Presidente (ai quali si sono poi aggiunte “migliorie” tra le quali una piscina e un anfiteatro), hanno suscitato viva impressione nel Paese.
L’ufficio del Public Protector (difensore civico definito Ombudsman in diversi altri Paesi) è stato incaricato di indagare. La signora Madonsela ha pubblicato un rapporto di 450 pagine intitolato “Secure in Comfort” nel quale si afferma che le spese di ristrutturazione sono passata dai 27 milioni Rand iniziali a 246 ed è considerata una stima prudente.
“Di fronte ai milioni di sudafricani ancora privi di un’abitazione degna è ancora più scandaloso spendere quasi un quarto di miliardi di rand per la sicurezza e i comfort di un solo cittadino” conclude il comunicato. (L.M.) – Ag. Fides