L’Asia guarda all’Africa. Ma questa volta non parliamo della Cina, ma dell’India. Domenica 12 giugno è iniziato un viaggio nel continente africano del Presidente indiano Pranab Mukherjee. Il tour, partito dal Ghana, durerà sei giorni e toccherà anche la Costa d’Avorio e la Namibia.
Il capo di Stato asiatico sta incontrando le personalità di maggior livello dei tre Paesi. I colloqui vertono soprattutto su temi di carattere economico. Attualmente, l’India, che può vantare una crescita del 7,5% annuo del Pil, è l’economia più dinamica del mondo. L’obiettivo di Nuova Delhi è riuscire a strappare quote di mercato alla Cina che, in questi ultimi anni, sta conoscendo un progressivo rallentamento della crescita economica (che quest’anno si attesta comunque su un ragguardevole +6%).
La rincorsa indiana deve però essere alimentata dalle materie prime, in particolare il petrolio. Già ora il Paese si approvvigiona di oro nero da Sudan, Angola e Nigeria. Ma il gigante asiatico ha bisogno di ampliare e diversificare il numero di fornitori per assicurare il suo approvvigionamento. Da qui la visita in Ghana e Costa d’Avorio che, da alcuni anni, sono diventati produttori di petrolio (che estraggono nel Golfo di Guinea).
Come contropartita, Nuova Delhi può offrire investimenti da parte della sua ampia rete di imprese private che già hanno interessi in Africa. Per esempio, la casa automobilistica Tata che ha un impianto in Sudafrica e fornisce auto e mezzi pesanti a tutto il continente.
Per l’India il cammino è però ancora lungo. Basti pensare che la Cina investe annualmente circa 60 miliardi di dollari in Africa e il flusso di import ed export con il continente supera i 220 miliardi di dollari, mentre l’India investe circa la metà e ha un flusso import export di 70 miliardi di dollari.