Copti egiziani nel mirino

di Enrico Casale
chiesa copta ordodossa

Un sacerdote e una suora sono stati uccisi e alcune abitazioni di cristiani sono state assaltate. Per i copti egiziani quelli trascorsi sono stati dieci giorni di sangue. Lasacerdoti copti egiziani striscia di violenze è iniziata giovedì 30 giugno quando padre Rafael Moussa è stato ucciso ad al Arish, nel Nord della penisola egiziana del Sinai in un agguato rivendicato dalla branca locale dello Stato islamico. L’omicidio è avvenuto nel terzo anniversario delle dimostrazioni contro Mohamed Morsi, il Presidente espressione del movimento della Fratellanza musulmana, poi sfociate nel colpo di Stato che ha portato al potere Abdel Fatah al Sisi, l’attuale Presidente.

Secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, padre Moussa, 46 anni, è stato ucciso da colpi di arma da fuoco mentre stava rientrando a casa dopo la Messa. Nella stessa località, al Arish, nel luglio 2013 era stato ucciso un altro sacerdote copto padre Mina Aboud. Dal novembre 2014, quando 19 gruppi salafiti e la milizia Ansar Beit al Maqdis si sono fuse giurando fedeltà al «califfo» Abu Bakr al Baghdadi, il Sinai è in preda a continui attacchi ai quali l’esercito risponde con grande durezza.

suore copte egizianeMartedì 5 luglio, invece, è stata uccisa madre Athanasia, una monaca copta ortodossa. Questa volta non si tratterebbe di un attentato terroristico. Secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, la religiosa sarebbe infatti stata coinvolta, sua malgrado, in una sparatoria tra due clan familiari mentre era in viaggio sulla via che collega il Cairo a Alessandria d’Egitto diretta verso il monastero di Mar Girgis a al Khatatba.

Rientra invece tra le tradizionali tensioni tra musulmani e cristiani legate alle costruzioni di edifici sacri l’assalto a quattro case appartenenti a famiglie copte da parte di 300 fanatici islamisti nel villaggio di Kom el Loofy, non lontano dalla città di Samalut, nell’Alto Egitto. L’assalto è scattato dopo che si era sparsa la voce di un progetto di costruzione di una chiesa nella zona, nonostante la smentita da parte del proprietario dei terreni su cui il luogo di culto sarebbe dovuto sorgere, comunicata anche alle forze di polizia. Alle violenze settarie, avvenute a inizio settimana, è seguito un tentativo di conciliazione ispirato dalle autorità locali. Ma nessuno dei responsabili delle incursioni è stato perseguito dalle forze dell’ordine. Intanto – riferisce sempre l’Agenzia Fidegitto chiese bruciatees – i rappresentanti locali dell’Egyptian Family House (Casa della Famiglia egiziana, organismo di collegamento interreligioso sorto da alcuni anni come strumento per prevenire e mitigare le contrapposizioni settarie) hanno iniziato una raccolta di fondi per finanziare la riparazione delle case assaltate dai fanatici.

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