Marocco segreto

di AFRICA
Marocco segreto

a cura di Claudio Agostoni


Le onde dell’oceano, la magia di Essaouira, i profumi delle spezie, le strade selvagge e le vallate esuberanti che solcano il deserto… Viaggio alla scoperta di un Marocco sorprendente, lontano anni luce dalle frenetiche mete del turismo di massa.

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L’aeroporto di Marrakech dista meno di 20 km di Tamesloht. Ma i lussuosi riad che ospitano orde di turisti assetati di esotismo paiono lontani anni luce. Il villaggio di Tamesloht, circondato da uliveti e punteggiato da nidi di cicogne sui tetti delle case, è un piccolo “mondo antico” fatto di terracotta, dove i vasai locali plasmano la terra e altri abili artigiani lavorano la pelle, il vetro, l’osso…

La perla di Tamesloht è una sorta di cittadella dove risiedevano i signori locali, un complesso di residenze risalenti al XVI° secolo. Visitarla è come trovarsi dentro la scenografia di un film, e non a caso le elaborate porte delle case e i soffitti in legno decorati sono finiti in più di una ripresa cinematografica.

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UN LUCE SPECIALE

Orson Welles invece, decidendo di adottarla per le riprese del suo Otello, sulla pellicola ha immortalato Essaouira, un gioiello della costa atlantica a due ore di macchina da Marrakech. Vanta due primati originali: è una città senza semafori e senza ascensori, perché all’interno delle sue antiche mura non circolano auto e i palazzi sono tutti antichi. Se qualche decade fa è stata il rifugio africano di hippie in fuga dall’Occidente, oggi è il paradiso di surfisti in attesa della grande onda. Essaouira continua ad essere una sorta di risacca esistenziale, un luogo dove imperversa una luce che esalta il candore delle case imbiancate a calce e che rende vivido il blu delle porte e delle finestre.

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OLIO E MUSICA

Il vento sferza senza sosta gli alberi di Argania che crescono sulle colline intorno alla città. I frutti di queste piante, bacche di colore verde, simili ad un oliva ma di dimensioni maggiori, ospitano un nocciolo particolarmente duro che a sua volta racchiude due o più mandorle da cui si estrae l’olio d’Argan, il “petrolio” di questa regione: da anni il governo del Marocco aiuta la formazione di cooperative femminili dedite alla produzione dell’arganier e oggi circa due milioni e mezzo di marocchini vivono dai proventi derivati da questo straordinario olio, particolarmente apprezzato per le sue proprietà nutritive, cosmetiche, medicamentose.

Per il pranzo ad Essaouira basta seguire il profumo di pesce alla griglia che arriva da alcune baracche in prossimità del porto. Qui, a partire dalla tarda mattinata, i pescatori preparano e servono un menu che spazia da un’abbondante porzione di sardine a un elegante piatto di crostacei dell’Atlantico. Il suono che esce dai locali è l’inconfondibile melodia gnaoua, un sound praticato da musicisti-guaritori locale, figli di antichi schiavi neri, che attraverso la musica e il ballo incarnano l’anima mistica del Marocco.

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ENCLAVE SPAGNOLA

Dopo essersi procurati un paio di cd da utilizzare come colonna sonora, si può partire verso sud costeggiando la costa atlantica. Dopo solo 30 km si può far tappa fermandosi a Sidi Kaouki, un piccolo villaggio berbero che si affaccia su una spiaggia chilometrica che, pur essendo uno “spot” molto battuto dagli amanti del kite e del windsurf, è una enclave dove regna una calma assoluta.

Se è domenica una sosta la si può fare anche a Smimou, sede di un pittoresco souk, mentre la strada che porta al porticciolo di Tafelney ricorda gli ambienti selvaggi di certe coste portoghesi. Sidi Ifni, 165 km sotto Agadir, invece è stata una città spagnola fino al 1969 e ancora oggi se fai una domanda in francese ti rispondono in spagnolo. Molte sue abitazioni sono in stile Art Decò: dalla piazza principale, chiamata ancora piazza di Spagna, al consolato spagnolo (ospitato all’interno di una chiesa); dal faro alla Segreteria Navale Spagnola, domiciliata in un edificio a forma di nave.

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ROCCE MULTICOLOR

Ritornando verso Tiznit, una cittadina caratterizzata da una medina murata e da un souk popolato da artigiani abili nel lavorare l’argento, è obbligatoria una tappa alla spiaggia dorata di Legzira. Qui l’acqua e il vento hanno scavato tre maestosi archi naturali in pietra rossa che si estendono su un chilometrico litorale di sabbia dove si incontrano donne velate che fanno il bagno, ragazzi che giocano a pallone e cammelli che passeggiano con indolenza. La strada n° 104 che da Tiznit porta al villaggio lunare di Tafraout (il regno degli arachidi zuccherati e delle babouches multicolori) è tra le più belle del Marocco. Si viaggia in quota, tra vallate circondate da enormi montagne granitiche dalle quali si sono staccati massi giganteschi che punteggiano il territorio.

Qualche km a sud del villaggio Ageid Oulad, l’artista francese Jean Vérame ha utilizzato venti tonnellate di vernice blu per dipingere 12 enormi rocce di granito. Sono così nate le Painte Rocks, un’incredibile installazione open air. La Vallee d’Ait Mansour invece è un angolo di paradiso a 20 km da Tafraout: una gola percorsa da canali d’acqua limpidissima e una vegetazione così vivace che ci si dimentica che il deserto è a pochi chilometri. E’ un altro Marocco. Che non urla, non corre, non mercanteggia e che alle 21 è già a letto perché tutto si ferma. Qui tutto è lento, di quella lentezza che ti bracca e ti obbliga a sederti su un’enorme roccia di granito rosa sorseggiando un tè alla menta perdendo il senso del tempo…

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