Il Sinodo della Chiesa copta ortodossa egiziana ha dato il via libera alla proposta di legge sulla costruzione di nuovi edifici sacri in Egitto. Nonostante il via libera dato dai vescovi, rimangono forti perplessità sul testo che, in molte sue parti, appare ambiguo e di difficile applicazione. Non è un caso che gruppi di giovani cristiani si stiano mobilitando per una raccolta di firme per chiedere che il testo della proposta di legge sia respinto e riformulato prima della sua approvazione da parte del Parlamento, prevista nei prossimi giorni.
Secondo quanto riporta l’Agenzia Fides, a far problema sono emendamenti aggiunti al testo nel corso della lunga e laboriosa fase istruttoria. Questi complicherebbero il quadro di riferimento legislativo e lascerebbero la porta aperta a possibili interpretazioni in senso restrittivo rendendo di fatto impossibile la costruzione di nuovi edifici sacri. I dettagli controversi sono molti, ma alcuni lasciano veramente perplessi come l’articolo in cui è previsto che la larghezza dell’edificio di culto non possa
superare più di una volta e mezzo quella della strada adiacente più grande. Una regola che può andar bene in una grande città, non nei villaggi, che hanno strade strette e tortuose. Anche molti musulmani criticano il testo e propongono che le regole per la costruzione delle moschee vengano applicate anche alla costruzione dei luoghi di culto cristiani».
Quella della costruzione degli edifici sacri è una questione spinosa. Spesso la richiesta di edificare una chiesa è stato motivo di scontro tra le comunità islamiche e quelle cristiane. In alcuni casi ha provocato incidenti e morti. Attualmente è in vigore una normativa che risale al 1934 (le cosiddette «10 regole»). Questa completava la precedente legislazione ottomana vietando la costruzione di nuove chiese vicino alle scuole, ai canali, agli edifici governativi, alle ferrovie e alle aree residenziali. In molti casi, l’applicazione rigida di quelle regole ha impedito di costruire chiese in città e paesi abitati dai cristiani, soprattutto nelle aree rurali dell’Alto Egitto.