La politica divide la Chiesa copta ortodossa egiziana. Se la gerarchia continua a esprimere vicinanza al Presidente Abdel Fattah al Sisi, la base è irrequieta e prende le distanze dai vertici ecclesiali. Il casus belli è stata la visita del capo dello Stato negli Stati Uniti. In occasione del viaggio, Tawadros II, il Patriarca di Alessandria a capo della Chiesa copta, aveva diffuso un messaggio per invitare i copti egiziani a offrire una accoglienza calorosa al Presidente egiziano durante la sua trasferta a New York.
Così martedì 20 settembre, centinaia di copti hanno preso parte alla manifestazione convocata davanti alla sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per manifestare il proprio sostegno al Presidente egiziano. L’alta affluenza è stata salutata con entusiasmo dai membri della comunità copta che vivono negli Usa. Secondo quanto riporta l’Agenzia Fides, Shafiq Potros, Vicepresidente della Coptic Assembly of America, ha fatto notare che, diversamente da quanto avvenuto in passato, la trasferta di al Sisi negli Usa non è stata segnata da manifestazioni di protesta da parte di egiziani legati alla Fratellanza Musulmana.
La «discesa in campo» del Patriarca non è però piaciuta a tutti i cristiani egiziani. Dopo l’intervento di Tawadros II, 84 intellettuali e professionisti copti, compresi alcuni attivisti di organizzazioni impegnate nell’affermazione dei diritti civili, hanno sottoscritto e diffuso una lettera per criticare il coinvolgimento diretto delle Chiese presenti in Egitto nelle campagne di mobilitazione pro-Sisi, denunciando come gravi gli interventi diretti delle istituzioni e delle gerarchie religiose nelle questioni che riguardanti gli equilibri politici del Paese.
La lettera ha lasciato il segno sulle gerarchie. Tanto che Tawadros II si è sentito in dovere di tornare sui fatti rilasciando un’intervista al canale OnTv. «L’invito a manifestare pubblico sostegno al Presidente Abdel Fattah al Sisi durante la sua visita a New York, rivolto dalla Chiesa copta ortodossa ai propri fedeli residenti negli Usa – ha detto -, non manifesta sudditanza o ingerenza della realtà ecclesiale nei confronti del potere politico, ma esprime soltanto un “atto di patriottismo”».
Alla base di questa polemica, c’è una tensione interna alla Chiesa copta. Se Tawadros e i suoi vescovi hanno sempre sostentito al Sisi (tanto è vero che proprio il Patriarca si presentò in televisione a fianco del nuovo Presidente subito dopo la caduta di Mohammed Morsi), i fedeli sono sempre stati più critici. La Fratellanza musulmana che sosteneva Morsi non ha mai guardato con occhio di favore i cristiani. Anzi gli stessi cristiani temevano che, se gli islamisti fossero rimasti al potere, sarebbero state varate politiche restrittive della libertà di culto. Se al Sisi ha rappresentato un punto di rottura con queste politiche, è anche vero che non si è mai dimostrato come un paladino della democrazia e ha spesso violato i diritti civili di tutti gli egiziani, copti e musulmani. Da qui la diffidenza di molti fedeli cristiani e la lettera rivolta al Patriarca.