I suoi muscoli che tante volte lo avevano aiutato a vincere contro gli avversari non hanno potuto nulla contro la forza del mare. Ali Mbengu, nome di battaglia «mille franchi», stella gambiana della lotta senegalese, è annegato nel Mediterraneo mentre cercava di raggiungere le coste di Lampedusa e di rifarsi una vita in Europa. È morto il 4 novembre, ma la notizia è stata diffusa solo ora. La barca che lo stava traghettando verso un futuro migliore si è rovesciata e lui non c’è l’ha fatta. Aveva 22 anni, cinque in più di Fatim Jawara, la stella del calcio gambiano, annegata in circostanze simili una settimana prima.
Pateh Nying, l’allenatore di «mille franchi», ha detto che la federazione nazionale di lotta, uno sport tradizionale molto popolare in Gambia come in Senegal, continuava a invitare i giovani non tentare la pericolosa strada dell’emigrazione perché attraversare il Sahara e il Mediterraneo è rschiosa.
Secondo le ricostruzioni dei suoi amici e dei suoi parenti, nel 2014 Ali era andato in Libia per cercare di raggiungere l’Europa. Come molti migranti però si era trovano bloccato in Libia perché non aveva i soldi per pagarsi l’attraversata. Così si era messo a lavorare. Non appena ha racimolato il gruzzolo necessario, si è comperato un posto su una carretta del mare. Ma l’avventura si è rivelata per lui fatale. «Uno di sopravvissuti – ha raccontato Pateh Nying – ha telefonato al fratello di Ali e gli ha comunicato la morte del grande lottatore. Gli ha anche detto che delle persone imbarcate con lui, solo una decina si sono salvate».
Il Gambia è un piccolo Paese incastonato nel Senegal e ha solo 1,8 milioni di abitanti. È governato con il pugno di ferro da Yahya Jammeh (anch’egli in passato un lottatore). Proprio per fuggire alla presa di un dittatore feroce (che ha ieri annunciato che si ricandiderà per il quinto mandato), molti gambiani fuggono. Oggi, secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, i gambiani occupano il quarto posto negli arrivi in Italia.