Quella che si è aperta oggi, sarà una settimana chiave per il Gambia. Giovedì 19 gennaio, è previsto che Adama Barrow, eletto Presidente nelle elezioni del 1° dicembre, entri in carica. Ma Yahya Jammeh, il dittatore che ha governato il Paese con pugno di ferro per 22 anni, continua a opporsi (dopo aver accettato, in un primo tempo, il responso delle urne). Ancora ieri sera, 15 gennaio, in un discorso trasmesso dalla televisione nazionale, Jammeh è rimasto fermo sulle sue posizioni, chiedendo il rispetto della Costituzione del Gambia e confermando di aver presentato ricorso per bloccare l’insediamento al potere di Barrow.
«Ho parlato con la Presidentessa liberiana Ellen Johnson Sirleaf e le ho ribadito il nostro continuo impegno per una soluzione pacifica della situazione politica attuale applicando le regole della Costituzione – ha detto Jammeh -. Ho anche confermato che abbiamo presentato un ricorso per bloccare il giuramento di Adama Barrow fino a quando la Corte Suprema del Gambia non prenderà la sua decisione. Ho anche ricordato la mia richiesta alle autorità dell’Ecowas (Comunità economica dell’Africa occidentale) di aiutarci. Invito tutti gambiani a continuare la loro vita normale. Sono convinto che il Gambia riuscirà a mantenere la pace, la sicurezza e la stabilità».
Intanto Adama Barrow si è recato in Senegal per il 27° Summit Francia-Africa. L’Ecowas ha invitato Barrow a rimanere a Dakar fino al 19 gennaio e il Senegal si è detto disponibile ad accoglierlo. Nel frattempo i responsabili dell’Ecowas cercheranno di imbastire una nuova tornata di colloqui con Jammeh per convincerlo a lasciare il potere.
Ma che cosa succederà davvero? I vertici militari hanno confermato il loro sostegno a Jammeh mentre Ecowas e Unione africana hanno ribadito l’appoggio (anche militare) a Barrow. Il rischio di una guerra civile non è quindi irreale. Non è un caso che migliaia di gambiani, temendo che la situazione nel loro Paese possa degenerare, stanno fuggendo verso Senegal, Mauritania e Guinea Bissau.