Sono due Paesi piccoli. Ma il loro esempio potrebbe contagiare tutta l’Africa. Capo Verde e São Tomé e Príncipe sono stati indicati da Transparency International, l’organizzazione che monitora a livello globale la corruzione, come due nazioni modello. Secondo il 2016 Corruption Perception Index, lo scorso anno, entrambe le nazioni hanno organizzato le elezioni presidenziali in modo «esemplare». I sistemi elettorali hanno funzionato alla perfezione, non ci sono stati casi di compravendite di voti, l’alternanza al potere non ha portato a violenze e tensioni. Secondo il rapporto, il voto nei due Paesi si è svolto in un quadro di serietà e integrità. Due modelli che potrebbero rappresentare esempi positivi per il resto del continente.
Nel resto dell’Africa, infatti, la situazione della corruzione è drammatica. Il Paese con il più alto grado di corruzione percepita è la Somalia, seguita da Sud Sudan, Corea del Nord, Siria e Libia. Tutte nazioni caratterizzate da instabilità e cattiva gestione della cosa pubblica. Ma anche in altri Stati, con istituzioni più stabili e sistemi democratici affermati, la situazione non è delle migliori. Sudafrica, Tanzania e Nigeria non hanno migliorato la loro posizione rispetto allo scorso anno, ma il Kenya ha perso addirittura sei posizioni, allineandosi a Gambia, Camerun e Madagascar.
«Il Kenya – spiegano gli analisti di Transparency International -, nonostante l’adozione di alcune misure anti-corruzione, tra cui il passaggio di una legge sulla trasparenza delle informazioni, ha una lunga strada da percorrere. Il Presidente Uhuru ha lavorato molto in questo senso, ma deve fare di più. Soprattutto in vista della tornata elettorale 2017».
Gli analisti di Transaparency International però non sono pessimisti. Oltre ai casi positivi di Capo Verde e São Tomé e Príncipe, sottolineano il caso del Ghana. Qui, la gente, stufa dei politici corrotti, alle urne li ha puniti, affidando il Governo all’opposizione. Un bel segnale di democrazia e di pulizia.