Tornano le violenze xenofobe in Sudafrica. Nel fine settimana, gruppi di sudafricani hanno incendiato decine di case e un night club di proprietà di immigrati africani a Rosettenville, un quartiere a sud di Johannesburg. L’obiettivo dei militanti xenofobi erano soprattutto i nigeriani, accusati di aver trasformato il quartiere in un centro di spaccio di droga e di prostituzione. A farne le spese però sono stati anche membri di altre comunità. Una giovane del Malawi, la cui testimonianza è stata raccolta dal sito www.africanews.com, ha detto di aver perso la casa. «Sono innocente – ha detto-, queste persone sostengono che queste abitazioni sono dei nigeriani, ma io non sono nigeriana. Vivo qui da tre anni. Sono del Malawi, mio marito e le mie sorelle vivono in Malawi».
In Sudafrica, periodicamente scoppiano violenze di matrice xenofoba. La frustrazione accumulata in questi ultimi anni dalla popolazione povera del Sudafrica, che non ha visto, nonostante la fine dell’apartheid, migliorare le proprie condizioni di vita, si riversa contro i migranti accusati di portare delinquenza, povertà e di rubare il lavoro ai sudafricani.
Alcuni politici soffiano su questo malcontento. Il sindaco di Johannesburg, Herman Mashaba, è uno di questi. Le comunità dei migranti lo accusa di fare dichiarazioni durissime contro gli stranieri. A dicembre, in una conferenza stampa, ha detto che i clandestini sono criminali e, come tali, vanno trattati.
In attesa di una risposta del sindaco alle accuse di razzismo, da più parti sono arrivati inviti a porre fine alla violenza. Il ministro sudafricano degli Affari interni, Malusi Gigaba, ha chiesto di allentare le tensioni e ha invitato i leader della comunità a una maggiore responsabilità e a «misurare in ogni momento le loro dichiarazioni pubbliche». Ha poi annunciato che a Rosettenville sarà organizzato un programma di dialogo tra sudafricani e stranieri.