Musulmani, ebrei, tunisini, turchi, maliani. La fede e la nazionalità non hanno importanza. Ciò che è importante è il gesto che hanno compiuto. Un atto che è andato al di là delle differenze per guardare all’umanità di chi era loro accanto. Ed è per questo motivo che oggi, 6 marzo, in occasione della Giornata europea dei Giusti saranno ricordati Hamadi Ben Abdesslem, guida al museo del Bardo che salvò la vita a 45 italiani durante l’attacco terroristico, Raif Badawi, blogger saudita condannato a mille frustate per aver parlato di dialogo tra le culture, Lassana Bathily, giovane maliano naturalizzato francese che salvò degli ebrei durante l’attacco terroristico in Francia del 9 gennaio 2015, Etty Hillesum, scrittrici di diari durante la Shoah prima di esser deportata e uccisa nel campo di Auschwitz, e Pinar Selek, attivista Turca accusata ingiustamente di complicità con il Pkk e condannata all’ergastolo.
La tradizione di ricordare i Giusti nasce nel mondo ebraico. Nel Talmud è scritto «Chi salva una vita, salva il mondo intero». (Talmud). Così gli ebrei hanno iniziato a celebrare chiunque abbia salvato vite durante i terribili anni della Shoa, l’olocausto nazista che ha sterminato sei milioni di loro correligionari (ma anche oppositori politici, rom, sinti, omosessuali, disabili, ecc.). Una tradizione che, a partire dal 1962, Israele ha fatto propria istituendo il Giardino dei giusti a Gerusalemme, luogo in cui viene piantato un albero in ricordo di chiunque salvò la vita agli ebrei.
Ma anche Milano ha una propria Foresta dei giusti sulla montagnetta di Monte Stella. Creata per iniziativa dello scrittore Gabriele Nissim, qui non sono ricordati solo coloro che salvarono persone dalla furia nazista, ma chiunque, in condizioni estreme, abbia messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra. A ciascuno di loro è dedicato un ciliegio selvatico, messo a dimora durante una cerimonia in sua presenza o con la partecipazione dei suoi familiari, con un cippo in granito deposto nel prato sottostante. I primi alberi sono stati dedicati agli animatori dei primi Giardini dei Giusti proposti nel mondo, a Gerusalemme, Yerevan e Sarajevo: Moshe Bejski per i Giusti della Shoah, Pietro Kuciukian in onore dei Giusti per gli armeni, Svetlana Broz per i Giusti contro la pulizia etnica. Dal 13 novembre 2008 la gestione del Giardino è affidata all’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, fondata dal Comune di Milano, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dal Comitato Foresta dei Giusti-Gariwo.
Al ricordo del 6 marzo seguirà, il 14 marzo (ore 15, Sala Alessi, Palazzo Marino, Milano), un incontro con i Giusti Lassana Bathily, Pinar Selek e Hamadi ben Abdesslem, Raimondo De Cardona, ambasciatore d’Italia a Tunisi, Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia, Klaas Smelik, direttore Centro Ricerche Hillesum e Piotr Jakubowski, in rappresentanza Giardino dei Giusti di Varsavia. In questa cornice Hamadi ben Abdesslem incontrerà gli italiani salvati al Museo del Bardo durante l’attentato del 18 marzo 2015, realizzando il desiderio che lui e gli stessi turisti avevano espresso nei mesi successivi alla tragedia.