Nonostante i «progressi sul fonte dello sviluppo umano siano lenti e irregolari», 18 dei 54 Paesi africani hanno raggiunto un tenore di vita medio-alto. Ad affermarlo il rapporto «African Economic Outlook» pubblicato congiuntamente da Banca africana dello sviluppo, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. A segnare la crescita maggiore è il Nord Africa che ormai si avvicina ai livelli medi mondiali, ma anche nella regione subsahariana si registra uno sviluppo interessante.
Economicamente, la crescita media del continente, nel 2016 si è attestata intorno al 2,2% e dovrebbe essere in ripresa nel 2017 (la stima è del 3,4%) e nel 2018 (4,3%). L’Africa Orientale rimane l’area più dinamica, grazie al gigante etiope. La domanda interna, sostenuta dalla crescita della popolazione e dall’aumento delle classi medie, sarà, insieme all’aumento dei prezzi delle risorse naturali, il vero motore dello sviluppo. La classe media, che il rapporto stima in 350 milioni di persone, il cui potere d’acquisto è in costante miglioramento, ha un immenso potenziale in termini di prosperità.
Gli effetti di questa crescita sono anche legati agli investimenti in capitale sociale fatti da numerosi Paesi. Investimenti che stanno migliorando le condizioni di vita delle persone e diventano i presupposti per la crescita economica. In Nord Africa, per esempio, Egitto e Tunisia si sono dotate di sistemi di assicurazione sanitaria che coprono rispettivamente il 78% e il 100% della popolazione. Il Ruanda ha istituito un programma di assicurazione sanitaria che copre nove cittadini su dieci. La spesa per l’istruzione, fondamentale per lo sviluppo, è superiore al 6% del Prodotto interno lordo (Pil) in Sudafrica, Ghana, Marocco, Mozambico e Tunisia. Cinque paesi si distinguono in termini di rispetto di genere: Botswana, Namibia, Ruanda, Lesotho e Mauritius. In queste nazioni, «le donne raggiungono livelli di sviluppo quasi pari a quelli degli uomini».
Nonostante i progressi compiuti negli ultimi dieci anni, c’è ancora molto da fare. In Africa, 544 milioni di africani (su una popolazione di poco più di un miliardo di persone) vivono ancora in condizioni di povertà. La maggior parte della popolazione non ha accesso al combustibile per cucinare, all’elettricità e a servizi igienici. Il cibo per tutti è ancora una sfida importante per l’Africa orientale, mentre la mancanza di scolarizzazione è ancora un problema per l’Africa occidentale. Il rapporto punta il dito contro il fenomeno della disoccupazione giovanile che interessa un terzo della forza lavoro.
«Per migliorare lo sviluppo umano – ha concluso il Presidente del Gruppo Banca africana di sviluppo, Akinwumi Ayodeji Adesina -, i Paesi dovrebbero investire ancora di più sul capitale umano: salute, istruzione e formazione. Solo così la crescita diventerà strutturale e stabile».