Saif al-Islam, il figlio prediletto di Muammar Gheddafi, è un uomo libero grazie a una amnistia del Governo di Bengasi. Saif al-Islam, 45 anni, una laurea in Architettura, allo scoppio della Guerra civile libica del 2011 si era schierato con il padre, diventando, insieme a Musa Ibrahim, portavoce ufficiale del Governo e interlocutore privilegiato con la stampa internazionale. Alla caduta e alla morte del padre, Saif al-Islam è diventato il leader della resistenza nazionale della Jamahiriyya libica al Consiglio Nazionale di Transizione. Scampato alla sorte del padre e dei suoi fratelli, una volta catturato, è stato incarcerato in una prigione controllata dalla milizia di Zintan.
La sua sorte sembrava però segnata dopo la condanna a morte per crimini di guerra comminatagli da un Tribunale di Tripoli. In realtà, il figlio del leader libico ha sempre goduto di condizioni confortevoli di detenzione. Nel corso del 2016 gli è stato addirittura concesso di uscire di cella per incontrare i leader locali. Ora, però, è completamente libero di muoversi e ha lasciato la città. Difficile dire dove si trovi. Forse in Egitto, dove ha il supporto del Governo del Cairo. Più probabilmente è ancora in Libia protetto dai suoi alleati politici tra cui il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Bengasi.
Da tempo, gruppi vicini al vecchio regime sostengono che Saif al-Islam è l’unico in grado di unificare e stabilizzare la Libia e potrebbe anche essere candidato in una futura elezione. Ma il figlio del leader deposto non gode della stessa popolarità in tutto il Paese.
«Nel breve termine – osserva Tarek Megerisi, analista di politica internazionale – penso che questa liberazione non avrà molto impatto sulla scena politica libica. In futuro, però, credo che accentuerà le divisioni e la polarizzazione in atto. E questo porterà certamente a un’escalation nella guerra civile che è già in corso tra Haftar e al Sarraj».