Gli inizi sono duri, si sa. Ma avviare Africa Felix Juice, azienda di produzione di succhi di frutta in Sierra Leone, ha portato Claudio Scotto a sudare ben più di sette camicie. Manager cresciuto a Napoli ma residente a Londra, visita per la prima volta il Paese di origine di sua moglie nel 2003. È appena terminata la guerra civile e tutto è distrutto. Zero infrastrutture.
Claudio rimane affascinato dalla frutta locale. Manghi, ananas, papaie sono squisiti e i raccolti molto abbondanti. Purtroppo gran parte deperisce per l’assenza di sbocchi sul mercato. Inizia così ad avere un chiodo fisso: aprire un impianto per trasformare questa frutta in succhi concentrati da esportare. I numeri del business plan sono interessanti, ma il contesto estremo. Inizia così l‘estenuante ricerca di un investitore. Nel 2010 riesce finalmente a costruire lo stabilimento. Macchinari interamente made in Italy, capaci di lavorare 60 tonnellate di frutta al giorno. Un anno dopo, il primo container lascia il porto di Freetown per Rotterdam. Si tratta della prima esportazione in assoluto di un prodotto made in Sierra Leone!
La gestione si rivela però molto impegnativa: oscillazioni valutarie, black-out costanti, difficoltà a mantenere gli elevati standard di qualità del prodotto. «Per due volte abbiamo sfiorato il disastro: a causa di guasti che hanno bloccato la produzione per settimane. Quando pensavo di averle viste tutte, è arrivata ebola. Il direttore generale americano è fuggito a gambe levate. Sono rimasto solo io a coordinare i 40 dipendenti locali».
La storia di Claudio ha un finale agrodolce: per salvare l’azienda dal fallimento ha dovuto ridurre la quota di sua proprietà. Ma oltre 4000 famiglie di contadini continuano a mandare i figli a scuola grazie alla vendita della loro frutta.
Info: africafelixjuice.com
(Martino Ghielmi – vadoinafrica.com)
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