“Kidal e Menaka sono ora sotto il controllo del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). Movimenti di truppe della ribellione tuareg sono stati segnalati in altre località della regione, tra cui Anefis e Aguelhoc”: lo ha riferito un portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric. Un aggiornamento della situazione militare sul terreno che contrasta con le ultime dichiarazioni del ministero della Difesa, che ha assicurato che l’esercito si è ritirato solo da Kidal e “mantiene tutte le sue posizioni altrove”. L’Mnla ha invece annunciato la propria vittoria su più fronti.
Secondo l’Onu, la ripresa delle ostilità all’estremo nord-est del paese ha già spinto 3400 civili a scappare da Kidal, per trovare rifugio a Gao e nella confinante Algeria. Aiuti umanitari sono stati destinati a Gao, altro capoluogo della regione dell’Azawad, mentre Kidal non è accessibile agli operatori.
Intanto a Bamako, fonti missionarie della MISNA riferiscono della partenza di truppe e mezzi militari, diretti al nord, ma di una “vita regolare”. Ieri per le vie della capitale hanno manifestato donne e lavoratori, che hanno preso parte ad una marcia di sostegno al governo e all’esercito. “Il Mali è uno e indivisibile. Kidal rimarrà maliana. Abbiamo fiducia nelle autorità e nelle truppe per risolvere la questione. Dobbiamo rafforzare la lotta ai jihadisti e ai narcotrafficanti” hanno scritto giornali locali raccontando delle proteste di ieri. I manifestanti hanno inoltre scandito slogan contro i francesi dell’operazione Serval e contro i caschi blu della Minusma per non essere intervenuti a Kidal contro i ribelli. Il Palazzo di Vetro di New York ha risposto che “il nostro mandato riguarda la protezione dei civili e non prevede che facciamo la guerra al posto dei maliani (…) siamo sul posto per facilitare l’uscita dalla crisi e non per combattere”.
A lanciare un messaggio di incoraggiamento ai maliani è stato il primo ministro Moussa Mara, che ha invitato i cittadini a “rimanere uniti” e ad “avere fiducia nel presidente Keita e nell’esercito”.
Nelle ultime ore si sono anche moltiplicate le iniziative diplomatiche regionali ed africane. Il vicino Burkina Faso, mediatore nella crisi maliana, ha dispiegato a Bamako il capo della diplomazia del Burkina Faso. In visita nella capitale maliana il presidente mauritano Mohamed Ould Abdel Aziz, alla presidenza dell’Unione Africana, ha insistito sull’urgenza di “privilegiare il dialogo, unica via d’uscita dalla crisi” piuttosto che “ricominciare una guerra”. Il capo di Stato del paese confinante ha assicurato che “siamo pronti ad impegnarci accanto ai nostri fratelli per trovare le soluzioni”. Finora Nouakchott non ha dispiegato suoi uomini in Mali nell’ambito della missione Onu. – Misna