Biko, quarant’anni fa la morte del martire anti apartheid

di Enrico Casale
biko

Il 12 settembre 1977, 40 anni fa, moriva in una prigione sudafricana Stephen Biko, uno dei simboli della lotta all’apartheid in Sudafrica. Nato, il 18 dicembre 1946, a Tylden, nell’odierna provincia del Capo orientale, a vent’anni si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università di Natal e, fin da subito, si impegna nella lotta contro la segregazione razziale. Fonda la South African Students Organisation, un’associazione per studenti che sostiene la protesta contro l’emarginazione della popolazione nera. Proprio a causa del suo attivismo politico, Steve viene espulso dall’ateneo e gli viene impedito di uscire di casa e di tenere discorsi in pubblico. Nonostante la reclusione e la repressione subita, Biko fonda il Black Consciousness Movement che acquista una sempre maggiore importanza e seguito. Proprio il suo movimento è tra i protagonisti delle proteste di Soweto del 1976, in cui centinaia di manifestanti muoiono massacrati dalla polizia. In seguito a quelle proteste la polizia inizia a tenere sempre più sotto controllo Biko.

Il 18 agosto del 1977 Biko viene arrestato e portato nella stazione di polizia di Port Elizabeth. Qui è interrogato per 22 ore consecutive e torturato. Le torture gli provocarono una ferita alla testa. Entra in coma. L’11 settembre la polizia lo trasporta nudo e ammanettato a Pretoria. Nonostante l’intervento di un medico, Biko muore poche ore dopo il suo arrivo, il 12 settembre del 1977. La polizia sostiene che il decesso sia dovuta a un prolungato sciopero della fame, ma un’autopsia rivela che oltre a diverse ferite sul corpo Biko ha subito un’emorragia cerebrale in seguito a un colpo ricevuto. Con la fine dell’apartheid la Commissione per la verità e la riconciliazione, il tribunale straordinario creato per raccogliere le testimonianze delle vittime della segregazione razziale, scopre che cinque membri delle forze di sicurezza sudafricane avevano ammesso di aver ucciso Biko: la loro richiesta di amnistia viene respinta. Nel 2003, il ministro della giustizia del Sudafrica annuncia però che i cinque poliziotti non potevano più essere processati a causa della prescrizione del reato.

A differenza di Mandela, che è stato l’anima dell’African National Congress, Biko non entrerà mai a far parte dell’Anc. Biko e il suo movimento lottano per un’emancipazione dei neri che partisse da un profondo cambiamento di mentalità da parte della stessa comunità nera: «Il primo passo da fare per l’uomo nero è rendersi conto di chi è; riportare la sua vita dentro il guscio rimasto vuoto; infondergli orgoglio e dignità; ricordargli che è un complice in quel crimine che è l’aver permesso di essere abusato e lasciato che il male regnasse nel suo luogo di nascita. Questa è la definizione di coscienza nera».

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