Le violenza sessuali hanno raggiunto livelli inauditi in Sud Sudan. A lanciare l’allarme alcuni gruppi che da anni si battono per i diritti delle donne. A usare lo stupro come arma di guerra sono sia le truppe governative del presidente Salva Kiir, sia le forze dell’opposizione fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar.
«Mio marito ci stava seguendo a breve – ha raccontato all’emittente araba “al Jazeera” una donna sopravvissuta alla violenza -, quando ci ha raggiunto, ha visto che quattro uomini mi trattenevano e, a turno, abusavano di me. Mio marito li ha aggrediti e ha detto loro di smettere. Loro lo hanno afferrato e lo hanno ucciso con un coltello». Difficile riconoscere gli aggressori, ma secondo le descrizioni della donna dovrebbero essere soldati governativi. Dopo di lei hanno abusato di altre quattro donne.
«Al Jazeera» ha ascoltato storie simili di donne che oggi vivono in campi profughi in Uganda. «Mi hanno legato una benda sul mio viso – racconta un’altra donna sopravvissuta allo stupro -. Hanno preso tutto ciò che avevo con me e mi hanno spogliato. Tre di loro hanno abusato di me. Poi mi hanno lasciata nuda sulla strada. Io non potevo far altro che prendere il mio bambino e fuggire via, il più lontano possibile. Ora, non ho niente».
Ken Scott, giudice internazionale che ha lavorato sui crimini di guerra in molti molti conflitti, ha dichiarato che in Sud Sudan si ricorre alla violenza sessuale come mai prima. «Sono stati riscontrati tantissimi casi – ha commentato -. Così tanti e in un arco di tempo così prolungato che si può concludere che ci troviamo di fronte a un massiccio numero di violenze sessuali. Un ricorso quasi sistematico allo stupro».
Un portavoce delle forze governative ha detto ad «Al Jazeera» che i soldati autori di violenze sono puniti severamente. Ha però messo in discussione le storie provenienti dai campi profughi. «Come facciamo a verificare queste affermazioni? – ha affermato -. Come possiamo capire se non sono solo propaganda fatta per screditare i militari governativi?».
Secondo Amnesty International, solo a luglio sono stati scoperti «migliaia di casi di donne sottoposte a violenze sessuali, tra cui stupro, stupro di gruppo, schiavitù sessuale, mutilazione sessuale, tortura, castrazione o nudità forzata». Amnesty ha invitato il governo a «prendere misure per fermare questa epidemia di violenza sessuale».
Dopo aver ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011, nel 2013 il Sud Sudan è sprofondato in una guerra civile tra le truppe del presidente Salva Kiir e quelle dell’ex vicepresidente Riek Machar. Decine di migliaia di persone sono state uccise e più di 3,5 milioni sono stati sfollate.