“Dare in tempi brevi tutte le risorse e capacità necessarie alla Missione dell’Unione africana (Misca) affinché possa pienamente adempiere al proprio mandato e raggiungere gli obiettivi assegnati”: è l’appello rivolto alla comunità internazionale dall’esperta indipendente dell’Onu per i diritti umani in Centrafrica, Marie-Thérèse Keita-Bocoum.
Nel suo ultimo rapporto, presentato al Consiglio dei diritti umani con sede a Ginevra, l’esperta Onu avverte che il perdurare di “gravi violazioni dei diritti umani da parte degli ex Seleka e degli Anti-Balaka”, accompagnato da “spostamenti forzati soprattutto di popolazione musulmana”, rischia di condurre alla “divisione del territorio nazionale”. La minoranza musulmana si è trasferita nelle regioni settentrionali del Centrafrica o ha già trovato rifugio nei paesi confinanti.
Per la Keita-Bocoum, l’insicurezza rimane il nodo centrale della crisi cominciata col colpo di stato del marzo 2013 ai danni dell’allora presidente François Bozizé, destituito dai ribelli della Seleka. Una sfida che richiede “una risposta multidimensionale, concertata e meglio articolata” tra autorità di transizione, partner regionali ed internazionali.
Nel documento, stilato dopo le sue due ultime visite nell’ex colonia francese, l’esperta Onu suggerisce di portare a termine il dispiegamento delle forze di pace “a tutela dei civili”, di fornire al governo tutta l’assistenza tecnica necessaria per “lottare contro l’impunità”, “far funzionare la giustizia” e “ristabilire l’autorità dello Stato”, ma anche rafforzare le iniziative locali a favore della riconciliazione tra le varie comunità.
A seguito del ritiro di circa 850 militari messi a disposizione dal Ciad, la Misca conta oggi su meno di 6000 uomini. In ottobre è atteso il passaggio di consegne con una missione delle Nazioni Unite, che dovrebbe essere in grado di dispiegare circa 12.000 caschi blu. – Misna
