In Sudafrica sei compagnie minerarie hanno firmato un accordo con i lavoratori del settore per risarcire circa mezzo milione di minatori che negli anni si sono ammalati di forme respiratorie come la silicosi, la tubercolosi o altre sindromi legate al loro lavoro nelle gallerie delle miniere. Si tratta di lavoratori provenienti dal Sudafrica o dal Lesotho e, naturalmente, tutti neri perché questo tipo di lavoro, ancora oggi che non c’è più l’apartheid da venti anni, è riservato totalmente alla popolazione nera.
Si arriva a questo accordo dopo una vicenda giudiziaria iniziata sei anni fa che ha portato in tribunale sei giganti dei metalli preziosi: Harmony, Gold Fields, African Rainbow Minerals, Sibanye-Stillwater, AngloGold Ashanti ed Anglo American. I lavoratori hanno vinto perchè, secondo quanto recita la sentenza, non sono stati protetti in modo adeguato durante il loro lavoro nei giacimenti di oro. Le compagnie dovranno pagare cinque miliardi di rand (circa 400 milioni di dollari). Anche se L’accordo deve ancora essere approvato dall’Alta Corte Sudafricana ma è la prima volta che i lavoratori vincono una causa di questa entità. La sentenza ora costituirà un precedente al quale molti altri potrebbero ricorrere.
Il settore minerario in Sudafrica non ha visto mutamenti di rilievo da quando è finito l’Apartheid. E’ un settore cruciale per l’economia del paese dato che rappresenta la principale ricchezza ma è ancora uno dei settori nel quale i lavoratori sono pagati male e le condizioni di lavoro continuano ad essere pessime. Le proteste dei lavoratori sono state molto forti e anche la repressione dello stato, basta ricordare il massacro di Marikana avvenuto nell’agosto del 2012 quando la polizia, chiamata dal consiglio di amministrazione della Lonmin, multinazionale britannica del platino, sparò ad altezza uomo sui minatori che scioperavano. Ci furono 34 morti e 78 feriti gravi, tutti colpiti alle spalle da armi da fuoco mentre scioperavano disarmati e pacifici.
(Raffaele Masto – BuongiornoAfrica)