Appello alla pece dei vescovi burundesi in vista del referendum costituzionale del 17 maggio (che riguarda l’aumento della durata del mandato presidenziale da 5 a 7 anni, con non più di due mandati consecutivi ricoperti dalla stessa persona). La riforma sta suscitando forti contrasti, perché gli oppositori la considerano un espediente del presidente Pierre Nkurunziza per rimanere al potere per altri 15 anni.
«Esortiamo tutti i burundesi a salvaguardare l’unità e la pace», scrivono i prelati in un comunicato . Ricordando la svolta democratica impressa dagli Accordi di pace di Arusha che hanno messo fine alla guerra civile, i vescovi sottolineano che dal 2015 la democrazia è in crisi. In quell’anno infatti il presidente si è presentato alle elezioni per ottenere un terzo mandato in violazione della Costituzione e degli stessi Accordi di Arusha, provocando una gravissima crisi politica, istituzionale, sociale ed economica, che ha spinto milioni di burundesi a rifugiarsi nei Paesi vicini.
La nuova riforma della Costituzione, secondo i Vescovi, va contro la stessa Carta costituzionale. «In effetti, è discutibile se le disposizioni dell’articolo n. 299 della Costituzione che attualmente ci governa siano state prese in considerazione. Questo articolo stabilisce che nessuna procedura di revisione può essere applicata se mina l’unità nazionale, la coesione del popolo burundese o la riconciliazione. Secondo quanto possiamo vedere, invece di unire i burundesi, il lavoro svolto e la bozza di Costituzione risultante sembrano aver esacerbato le divergenze. A nostro parere, come abbiamo già detto, il momento non era opportuno per un profondo emendamento della Costituzione».