Gli Stati Uniti affermano di essere «profondamente frustrati» dal proseguimento delle ostilità nel Sud Sudan e hanno annunciato la revisione di tutti i loro programmi di assistenza al Paese dell’Africa orientale, la cui indipendenza hanno fortemente sostenuto nel 2011.
Nella dichiarazione, rilasciata ieri 9 maggio, Washington non nasconde la sua esasperazione e prova ancora una volta ad alzare il tono con Juba. «Nel 2011, gli Stati Uniti erano sostenitori orgogliosi del Sud Sudan, nuova nazione indipendente – scrive la Casa Bianca -. Sette anni dopo, i leader sudsudanesi hanno sperperato questa partnership, derubato la ricchezza del Paese, ucciso la loro stessa gente, e hanno dimostrato con enfasi la loro incapacità e riluttanza a impegnarsi a risolvere la guerra civile». «Gli accordi di pace del 2017 – continua il documento – non sono mai stati rispettati e una delle peggiori crisi umanitarie si profila, la carestia sta per colpire più di sette milioni di persone».
Pertanto, avverte Washington, «gli Stati Uniti non continueranno una collaborazione con funzionari che sono interessati solo a una guerra senza fine causa di atrocità interetniche». La Casa Bianca sta quindi pensando una revisione completa dei suoi programmi di assistenza al Sud Sudan. Chiede nuovi negoziati di pace e accusa il regime di Salva Kir accusato di cinicamente ripudiare l’ultimo. Dall’inizio del conflitto tra Salva Kir e il suo ex primo ministro Riek Machar, nel dicembre 2013, scontri nel Sud Sudan hanno provocato decine di migliaia di morti e quattro milioni di sfollati.