Da Cannes un unico premio all’Africa: il Premio Miglior sceneggiatura del Concorso Un certain regard per il film Sofia della regista franco-marocchina Meryem Benm’Barek. Un thriller sociale che alza il velo sul delicato tema della maternità al di fuori del matrimonio, punita per legge dall’articolo 490 del Codice Penale marocchino.
La storia ruota intorno a Sofia, 20 anni, originaria di una famiglia della piccola borghesia di Casablanca, che dopo aver negato la gravidanza per mesi, dopo il parto ha solo 24 ore per ritrovare il padre del bambino prima che l’ospedale informi la polizia… Sofia, accompagnata dalla cugina benestante, ritroverà Omar e cercherà di ricucire la frattura con un patto riparatore tra famiglie, passando repentinamente dal ruolo di vittima a quello di carnefice.
Con il suo primo lungometraggio la regista s’interroga sulla complessità della società marocchina contemporanea, sulla frattura sociale tra ricchi e poveri, sui rigidi ruoli di uomini e donne e su una gioventù imprigionata nella povertà. L’intento è di rimanere incollata alla realtà, evitando facili stereotipi e restituendo un ritratto femminile complesso e lontano dal cliché dell’eroina donna vittima del sistema patriarcale del mondo arabo. Uno sguardo obliquo per sfuggire ad un femminismo troppo etnocentrico, che purtroppo dilaga in un certo cinema tagliato su misura per il pubblico occidentale. Uno sguardo aspro, influenzato da Mungiu, Farhadi, Ceylan, Zvagintsev, che rivendica un cinema senza compromessi.
(Simona Cella)