Non era un colpo di stato il caos e i movimenti militari avvenuti a Tripoli durante la notte tra venerdì e sabato e che sono continuati per tutta la mattina. Ma ciò che è avvenuto è comunque molto significativo ed è un ulteriore segnale che il paese è ben lungi dall’essere pacificato. Ciò che è avvenuto dimostra ancora una volta che il premier di Tripoli al Sarraj al quale l’Italia ha dato dignità politica e lo ha elevato a rappresentante della Libia tutta, è un personaggio che dipende totalmente dall’appoggio delle milizie di Tripoli e non solo di Tripoli.
Ma che cosa è avvenuto, dunque? E’ avvenuto che la potentissima milizia di Misurata, la Katjiba Halbous, integrata nell’esercito libico e chiamata Brigata 301, ha deciso di “tornare” militarmente a Tripoli, nella capitale. Un modo per dire ad al Sarraj che non è affatto autonomo e che non può non tenere conto della forza della Halbous che è un vero piccolo esercito che può contare su ben 400 carri armati e blindati e su pezzi di artiglieria anche4 contraerea.
Alla Halbous si sono unite un altra serie di milizie meno potenti ma che svolgono un ruolo importante sul territorio: la Tripoli Revolutionries Brigade, guidata da un ex capitano di polizia che dalla caduta di Gheddafi ha, di fatto, in appalto i compiti polizieschi a Tripoli, e la Brigata Ghaniwa, una formazione relativamente piccola ma con una buona capacità di controllare il proprio territorio.
Ciò che è avvenuto, dunque, è un aggiustamento dell’equilibrio militare a Tripoli. Da tempo infatti i leader poltici e militari di Misurata erano in tensione con il capo del consiglio presidenziale libico Fayez al Serraj. Questi hanno voluto far sentire con più forza che chi detiene la forza militare vuole tenere in mano la politica.
Pochi giorni fa l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Ghassan Salamé, ha invitato i leader libici a far avanzare il processo politico nel Paese per tenere elezioni “il prima possibile”. Ciò che è avvenuto in queste ore fa comprendere che le elezioni in Libia sono ancora una sorta di chimera e che i leader politici, invocati da Salamé contano ancora troppo poco.
Raffaele Masto – BuongiornoAfrica)