Etiopia e Onu hanno lanciato un appello per raccogliere 280 milioni di dollari, indispensabili per gli interventi da effettuare nei prossimi 6 mesi a sostegno della popolazione. Le risorse servono per garantire cure, accesso a risorse idriche e un generale miglioramento delle condizioni di vita. I fondi, chiariscono l’Onu e le autorità etiopi, saranno utilizzati in particolare negli stati di Oromia e Somali, dove i conflitti interni hanno forzato lo spostamento di circa 1 milione di persone.
Questa notizia è stata pubblicata in modo asettico da alcune agenzie internazionali. Necessità di alcune spiegazioni per comprenderne la valenza. La prima è che ogni anno l’Onu lancia una campagna per raccogliere fondi per l’Etiopia. Obiettivo soccorrere le popolazioni rurali e del bassopiano, appunto oromo e somali. Ciò avviene in uno dei paesi africani che da anni fa registrare una crescita economica importante. Evidentemente si tratta di un paese che non è in grado di capitalizzare quelle crescite ed è incapace di dividere la ricchezza. In primo luogo la crescita economica deve far migliorare il livello di vita della popolazione, altrimenti che crescita è.
In secondo luogo quegli aiuti dell’Onu sono anche aiuti politici alla classe politica al potere in Etiopia, cioè l’oligarchia tigrina. Gli aiuti sono destinati alla popolazione di etnia oromo, protagonista di proteste e scontri con il potere che non vuole aprire le stanze che contano anche agli oromo che sono l’etnia largamente maggioritaria. Anche i somali sono una etnia che mal sopporta il potere tigrino. La repressione poliziesca ha creato un milione di profughi tra le due etnie. I soldi dell’Onu andranno a soccorrere queste due popolazioni che così protesteranno meno o si placheranno.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)