Si apre oggi a Parigi, sotto l’egida delle Nazioni Unite, una conferenza internazionale sulla Libia. L’obiettivo è preparare le elezioni che si dovranno tenere entro la fine dell’anno. La Francia, che è la protagonista di questa tornata di colloqui, sta anche lavorando affinché la conferenza sia un nuovo passo nel processo di dialogo per uscire dalla crisi che attanaglia il Paese dal 2011 e, in particolare, vuole favorire l’incontro tra Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar. Oltre a questi due protagonisti, a Parigi sono presenti altri due importanti attori libici: Aguila Saleh, il capo del Parlamento, e Khaled al-Mishri, il presidente del Consiglio superiore di Stato. Tutti dovrebbero firmare un accordo in vista delle elezioni.
Secondo quanto riporta Radio France Internationale, il testo di questo accordo politico avrà otto punti che affronteranno i tempi e le condizioni dello svolgimento delle elezioni programmate per la fine di quest’anno secondo un calendario definito da Ghassan Salamé, l’inviato speciale Onu per la Libia, in consultazione con il primo ministro Fayez al-Sarraj.
Le parti devono impegnarsi a garantire la sicurezza del processo elettorale, in caso contrario saranno soggetti a sanzioni internazionali previste in caso di ostruzione del processo. Queste elezioni sono considerate dall’Onu e dalla comunità internazionale come l’unica via d’uscita dalla crisi libica.
Viene anche menzionato il sostegno al dialogo del Cairo che lavora per la riunificazione dell’esercito libico. L’accordo supporta anche la riunificazione di tutte le istituzioni statali, compresa la banca centrale.
Quasi 2,7 milioni di libici sono già iscritti nelle liste elettorali, ma la bozza dell’accordo di Parigi prevede la riapertura degli uffici di registrazione nelle liste elettorali per un ulteriore periodo di 60 giorni.
Per quanto riguarda il referendum sulla Costituzione, questo sarà organizzato dopo le elezioni e non prima. Per la Francia, un voto negativo sulla Costituzione prima delle elezioni complicherebbe l’organizzazione del voto. Le parti devono quindi, nel frattempo, riconoscere l’attuale Costituzione.