I colossi globali della tecnologia (Facebook, Google, Amazon) hanno difficoltà a reclutare bravi sviluppatori software. La disoccupazione dei giovani africani raggiunge livelli drammatici. Dalla risoluzione di questa equazione sono nate iniziative rivolte a formare giovani informatici in grado di lavorare da remoto.
La più importante è Andela, fondata nel 2014 negli Usa dal giovane Iyin Aboyeji insieme a Jeremy Johnson, Christina Sass e Ian Carnevale. Attiva in Nigeria, Kenya e Uganda, Andela forma gratuitamente informatici ad alto potenziale in cambio di due anni di lavoro per clienti globali. Al termine si è liberi di avviare, utilizzando le competenze acquisite, la propria startup. Entrare è più dura che a Harvard: Andela ammette infatti solo l’1% dei candidati, la prestigiosa università americana il 6%. Il modello piace a Mark Zuckerberg, che nel 2016 ci ha investito 24 milioni di dollari. Lo scorso anno si sono aggiunti altri 40 milioni da altri investitori. A breve dovrebbe aprire una sede anche al Cairo.
Un altro caso è Gebeya, lanciata nel 2016 dal senegalese Amadou Daffe e da Hiruy Amanuel, investitore americano di origini etiopiche. Gebeya, con sede in Etiopia e Kenya, è un’accademia per programmatori di livello internazionale e una piattaforma web che li connette al mondo. Tutto fa pensare che l’Africa, che ha vissuto la Rivoluzione Industriale nel ruolo passivo di fornitore di materie prime, potrà giocare un ruolo differente nella Rivoluzione Digitale.
(Martino Ghielmi – vadoinafrica.com)