È di colore nero, oppure marrone scuro. Ha una coda molto folta e lunga che supera la larghezza e la lunghezza del suo corpo. Ha occhi molto grandi ed espressivi, incorniciati da un viso minuto sul quale campeggiano grandi orecchie tondeggianti. È l’Aye Aye: un simpatico animaletto che vive esclusivamente sull’isola del Madagascar.
Sembra un lemure con il pelo più lungo. I primi zoologi europei, agli inizi dell’Ottocento, lo scambiarono per uno scoiattolo gigante, classificandolo come tale (Chiromys madagascariensis). Di seguito si accorsero che egli possedeva arti glabri, con grandi dita, oltre che il pollice opponibile.
Si tratta di un piccolo mammifero lungo (testa e corpo) dai 35 ai 45 cm con una coda che varia dai 55 a 60 cm. E’ notturno e ha dita dotate di artigli appuntiti che gli consentono di aggrapparsi ai rami: passa infatti la maggior parte del tempo sugli alberi della foresta pluviale, raramente scende a terra. Essendo un animale notturno, durante il giorno riposa tra le foglie oppure rintanato nei propri nidi, costruiti con arte dall’animaletto per assicurarsi protezione: crea infatti sui rami delle sfere di terra e fogliame che hanno una sola fessura per entrare.
Il momento per procurarsi il cibo è la notte e, anche in questo caso, l’Aye Aye ha una precisa strategia: picchietta sugli alberi con il lungo dito medio (lungo circa tre volte le altre dita) e tende l’orecchio per percepire e localizzare le larve di insetto che rodono il legno e si muovono sotto la corteccia. Con lo stesso dito estrae le piccole prede. La sua dieta è a base di insetti ma è comunque varia: essendo onnivoro si ciba anche di frutti. Va matto per la polpa delle noci di cocco che estrae sempre con il solito dito.
Si pensa che l’aye-aye sia l’unico primate che, per trovare prede, utilizzi l’ecolocazione.
Anche se non sembra, è imparentato con lo scimpanzè, con la scimmia e con l’uomo. Ma la sua vita è a rischio: questo animale figura infatti, in base ai criteri di unicità evolutiva, tra i primi 100 mammiferi a rischio di estinzione. Oltre ai cambiamenti climatici e ambientali che, per esempio, hanno spinto molti Aye Aye nelle piantagioni a valle per cercarsi il cibo abbandonando così le loro barriere protettive, a minacciare gli animaletti ci sono le credenze locali secondo cui siano di cattivo auspicio.
A contrastare la loro scomparsa, però, vi è la grande capacità di adattamento di questo primate, oltre ai programmi di tutela che prevedono aree dedicate a una specie animale più unica che rara. Importanti, per la sua sopravvivenza anche i numerosi parchi nazionali: Andohahela, Marojejy, Masoala, Midongy du Sud, Montagna d’Ambra, Ranomafana.
(Valentina Giulia Milani)