Tra i tanti documentari usciti in Italia Sea Sorrow di Vanessa Redgrave colpisce per l’onestà e l’assenza di facile retorica.
L’attrice, ormai 80enne, da anni attivista per UNHCR, con questo film scava nella memoria dell’Europa per riflettere sui diritti dei richiedenti asilo e in particolari dei minori non accompagnati che, partiti dall’Africa, Afghanistan, Siria, approdano sulle coste europee.
Si parte da un centro religioso in Italia dove un ragazzo afghano e due ragazzi della Guinea, raccontano il loro viaggio, si passa per la giungla di Calais, la Grecia, Londra, per approdare simbolicamente a Shakespeare. Un dialogo da La tempesta nel quale Prospero racconta alla propria figlia il viaggio al quale sono miracolosamente sopravvissuti e che ricorda le parole di un ragazzo guineiano.
Mescolando senza pretese artistiche vari linguaggi (materiali d’archivio, reportage, interviste, dialoghi teatrali), Sea Sorrow ribadisce la responsabilità dei governi europei nel difendere i diritti sanciti nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
Centrale la testimonianza di Lord Alfred Dubs, vecchio membro del partito Laburista, nato a Praga da padre ebreo e sopravvissuto alla ferocia del nazismo, che si è battuto per fare approvare un emendamento della legge sull’immigrazione in difesa dei rifugiati minori del campo di Calais.
In sala dal 21 Giugno.
(Simona Cella)