In Zimbabwe, a migliaia di chilometri dalle passerelle europee, esiste un’industria di moda sorprendentemente vibrante portata avanti con passione da giovani e ambiziosi stilisti e modelle. Gli ostacoli da superare sono molti, ma il futuro è incoraggiante.
Le luci si spengono, la musica libera nell’aria le prime note mentre il vociare del pubblico diviene solo un lieve brusio fino a cessare del tutto quando i primi modelli e modelle fanno il loro ingresso sulla passerella illuminati dai riflettori. Camminano aggressivi ed esperti, si fermano mostrano gli abiti classici ed eleganti, ruotano e ripercorrono la passerella incrociando i loro colleghi. Gli stilisti si avvicendano con le loro creazioni. Poi è la volta di Antoinette, giovane designer mulatta: i suoi abiti sono brillanti e sensuali, i modelli e le modelle della sua collezione sfilano scalzi, quasi a voler focalizzare l’attenzione del pubblico sull’abito. Vero protagonista della serata.
Non siamo a Milano alla settimana della moda, ma ad Harare, in Zimbabwe, al The Venue Club di Avondale, durante una delle tante serate dedicate alla moda.
Industria vibrante
Quando si parla di moda e fashion design immediatamente si pensa all’Italia ed alle sfilate milanesi e, se la mente azzarda una connessione tra moda e Africa, il pensiero corre immancabilmente alla pelle nera ed ai lineamenti perfetti di Naomi Campbell, una delle poche regine nere che abbiano mai calcato le passerelle dell’alta moda Italiana (nonché le cronache mondane).
Eppure, qui ad Harare, a migliaia di chilometri di distanza dalla Milano della moda, nel cuore del continente Africano, l’industria del fashion è vibrante e desiderosa di esplodere; soprattutto tra le nuove generazioni. Nuovi stilisti di talento si affacciano ogni giorno sulle passerelle della metropoli africana bramosi di mostrare le loro creazioni e ritagliarsi un posto nell’industria dell’abito.
Jasper Mandizera, nome d’arte “Shona” (che è anche il nome del gruppo etnico principale dello Zimbabwe) è un ragazzo alto e brillante, sempre vestito con un’eleganza particolare. Le sue creazioni sono un flash di colori che fondono avan-garde e tradizione africana in un mix esplosivo. “La mia visione è di creare modelli unici,”- racconta Jasper con contagioso entusiasmo -“Cerco di fondere l’azzardo delle più moderne avanguardie stilistiche con la tradizione della nostra cultura, straordinariamente ricca di colori e significati.”
Gli occhi di Jasper si illuminano quando si parla di Italia: -“E’ il paese della moda e del cibo per eccellenza! Vorrei lavorare lì e imparare da tutti quegli straordinari stilisti.”-
Una strada difficile
Ma la vita del creatore di moda non è facile qui in Zimbabwe: anni di profonda crisi economica hanno reso debolissimo il settore, mancano i fondi e Jasper come molti altri giovani entusiasti è costretto ad inventarsi ogni giorno un modo per portare avanti il suo lavoro perseguendo la sua visione ed il suo sogno di raggiungere un giorno il fatidico successo.
“Faccio questo mestiere dal 2013, lavoro anche come costumista per produzioni televisive locali e ho vestito Miss World Heritage Zimbabwe nel 2016, evento che mi ha dato la motivazione per continuare nonostante le difficoltà economiche. Per noi stilisti, l’unico modo per lavorare è autofinanziarci e in Zimbabwe la moda è ancora qualcosa in stato embrionale che non viene capita. Chi ha disponibilità economiche punta alle grandi firme nelle boutique della capitale o fa shopping durante i viaggi in Europa; chi non ha disponibilità invece compra al mercato le imitazioni cinesi dei marchi più famosi. Per molti non è importante il design, ma soltanto il marchio di grido che deve essere grande e ben visibile.” Jasper scuote il capo e la sua frustrazione è palpabile.” A volte non ho abbastanza soldi per comprare il materiale che serve a creare i miei modelli, così acquisto abiti usati e li trasformo in ciò che ho ideato.”
Essere top-model e mannequin in Africa
Dietro all’orgoglio ed al talento dei giovani stilisti zimbabwani, il panorama si apre infine su un diverso lato del mondo della moda, quello dei modelli e delle modelle. In un paese in cui la bellezza fisica potrebbe considerarsi patrimonio nazionale alla stregua dei diamanti, della fauna e delle miniere d’oro, schiere di giovani e belle ragazze si avventurano nel mondo del “modeling” sognando fama e ricchezza. La maggior parte dei sogni si infrangono in uno stripper club o tra le lenzuola di un facoltoso play-boy, ma alcune di loro trovano la strada giusta per costruirsi una carriera come modella professionista.
Karin Davidson, ex modella e personale amica, è la fondatrice di Top Model Zimbabwe, una delle più importanti agenzie di modelle e modelli del paese. “Ho calcato le passerelle per 24 anni e sono un agente da molto tempo, quindi conosco il mestiere da entrambe le angolazioni – afferma Karin -. Noi formiamo le ragazze nelle quali intravediamo talento, che non è soltanto limitato alla bellezza. Insegniamo loro come muoversi, come calcare la passerella, ma cerchiamo di trasmettergli anche il concetto di professionalità, lealtà e serietà e di avvertirle che il mestiere della modella non è facile come appare. Per le ragazze che si avvicinano a questa carriera in Zimbabwe ci sono così tanti sciacalli pronti ad approfittare della loro voglia di sfondare in questo settore. Per loro è fondamentale appoggiarsi ad un’agenzia seria e professionale.”
Futuro promettente
Così, ogni anno nuove modelle sfilano sulle passerelle degli aventi metropolitani, dai più modesti fino al grande show della Fashion Week, il più importante evento di moda che si tiene annualmente nella capitale e che attira migliaia di visitatori.
In parallelo all’industria della moda, si avvicendano decine e decine di concorsi e lo stesso Zimbabwe Tourism Authority ha promosso per anni il concorso di Miss Tourism Zimbabwe, in cui la vincitrice riveste per un anno il ruolo di ambasciatrice nel mondo del turismo nel paese.
Osservando il lavoro di questi giovani, nei laboratori, sulle passerelle e dietro le quinte, non si può fare a meno di augurare loro che il nuovo Zimbabwe, in cui la politica sta calcando lo slogan “Il paese è aperto al business” dopo anni di chiusura, possa riservare posto speciale nel mercato e trasformare finalmente i loro sogni in realtà.
(Gianni Bauce)