In Repubblica democratica del Congo le autorità hanno rifiutato il rientro dell’oppositore politico in esilio Moïse Katumbi. Quest’ultimo aveva annunciato la sua intenzione di rientrare ieri nella sua ex-roccaforte Lubumbashi nella provincia sud orientale dell’Haut-Katanga, per depositare la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali che sono state fissate per il 23 dicembre.
Giovedì sera una lettera del sindaco di Lubumbashi aveva negato l’autorizzazione all’atterraggio dell’aereo che avrebbe dovuto trasportare Katumbi dal Sudafrica dove si trovava. Katumbi è partito ugualmente ed è atterrato nel vicino Zambia. Ieri pomeriggio si è presentato alla frontiera di Kasumbalesa per tentare il rientro via terra. “Sono a Kasumbalesa. Non ritorno per fare la guerra. So che i katanghesi e che tutti i congolesi mi stanno aspettando. Sto tornando a casa. Che il governo faccia ciò che vuole, io vado a casa. Hanno minacciato di arrestarmi, hanno minacciato di uccidermi, ma sto andando a casa. Non ho paura, non ho paura perché non ho fatto nulla”, ha dichiarato Katumbi.
Accolto da centinaia di supporter acclamanti, ha cercato di recarsi al posto di frontiera per attraversarlo a piedi ma è stato di nuovo bloccato. Secondo fonti locali contattate da Jeune Afrique, la folla che lo aveva condotto fino a lì stata dispersa da alcuni colpi d’arma da fuoco sparati in aria.
In un tweet l’oppositore ha dichiarato: “è un crimine rientrare nel proprio paese per presentare la propria candidatura? Cercano di bloccarmi e togliere ai congolesi il diritto di avere delle vere elezioni. Mi batterò”.
L’ex governatore del Katanga, Katumbi, rischia di non potersi recare alla Commissione elettorale congolese (Ceni) entro l’8 agosto, termine ultimo per presentare la candidatura al voto di dicembre. Katumbi, passato dalla maggioranza all’opposizione nel 2015, è finito nelle mire della giustizia per diverse accuse ai suoi danni. Nel 2016 ha lasciato il paese ufficialmente per motivi medici. Se rientrasse potrebbe però essere arrestato, in quanto mentre era all’estero è stato condannato a tre anni per un caso di accaparramento di terreni ed è stato citato in giudizio per “reclutamento di mercenari” (processo rinviato al 10 ottobre). Oltre a ciò, è stato anche accusato di aver avuto la cittadinanza italiana, il che lo renderebbe incandidabile secondo la legge congolese.
Come nel caso di Jean-Pierre Bemba, altro illustre possibile candidato alle elezioni e rientrato anche lui pochi giorni fa, uno stop a Katumbi potrebbe far aumentare la tensione e il dissenso nel paese, specie fra i suoi numerosi sostenitori.
Le elezioni di dicembre dovrebbero indicare un successore di Kabila il quale non può più candidarsi e il cui mandato è ufficialmente scaduto nel 2016.