Un totale di 43 casi di febbre emorragica dovuta al virus Ebola, 13 dei quali confermati, sono stati registrati dall’inizio della nuova epidemia annunciata il 1° agosto nel Nord est della Repubblica democratica del Congo. Lo ha dichiarato il Ministero della salute congolese sabato attraverso la pubblicazione di un report.
Il nuovo focolaio è scoppiato a Mangina, un villaggio non lontano da Beni nella provincia del Nord Kivu. Secondo i primi resoconti delle autorità, nel villaggio sarebbe morta una donna di 65 anni probabilmente infetta e la sua sepoltura fatta senza misure di sicurezza avrebbe poi contagiato altri membri della sua famiglia.
Stando al rapporto, ci sarebbero tre casi confermato nell’ospedale di Beni e altri sei a Mangina. Questi nove casi confermati si aggiungono ad altri quattro positivi registrati precedentemente. Altri 33 casi sospetti sarebbero invece in fase di investigazione.
L’annuncio della nuova epidemia è arrivato a circa una settimana dalla dichiarazione ufficiale della fine di un altro focolaio che aveva interessato il nord ovest del paese nella provincia dell’Equateur e ha provocato 33 vittime dallo scorso maggio.
Il nuovo focolaio del Nord Kivu potrebbe diffondersi rapidamente per decine di kilometri in una zona vicina a confini con altri paesi, il che mette a rischio la regione secondo quanto dichiarato dalle fonti ufficiali dell’Oms venerdì, che avevano sottolineato quanto “un agente patogeno tra i più letali nel contesto di una zona di guerra sia in vetta alla scala delle difficoltà”.
La regione del Nord Kivu infatti è altamente instabile per via di un centinaio di gruppi armati ribelli che operano nella zona attaccando villaggi e operando sequestri. Dal 2014 più di mille civili sono morti attorno a Beni e nella provincia ci sarebbero circa un milione di sfollati.
La R.D. Congo ha già conosciuto nove precedenti epidemie di Ebola sul suo territorio da quando è stato scoperto proprio qui nel 1979.