Il capo della polizia della Repubblica del Mozambico ieri ha rivelato i nomi di sei uomini che, stando alle indagini, sarebbero i “capibanda” del nuovo gruppo estremista islamico Ahlu Sunnah Wa-Jamâ (letteralmente «aderenti alla tradizione profetica»). Questa formazione di cui ancora si sa poco, con i suoi ripetuti attacchi nella regione di Cabo Delgado nell’estremo nord del paese, ha causato almeno 100 vittime fra cui molti civili e migliaia di sfollati dallo scorso ottobre.
L’obiettivo della polizia, secondo quanto annunciato da Bernardino Rafael dalla città di Pemba, è quello di fare appello alla collaborazione della popolazione per la cattura dei ricercati.
Secondo Rafael, i leader del gruppo sarebbero dunque: Abdul Faizal, Abdul Remane, Abdul Raim, Nuno Remane, Ibn Omar e un sesto uomo identificato solo come “Salimo”.
Questi nomi sono il primo vero segnale di un avanzamento nelle indagini delle autorità mozambicane per far luce su questi attacchi e sul gruppo, che secondo molti rappresenta una vera minaccia jihadista in una regione estremamente povera ed emarginata. Regione che tra l’altro, è economicamente cruciale per il governo di Maputo in quanto proprio lì sono attive diverse multinazionali degli idrocarburi tra cui l’italiana Eni e le statunitensi Anadarko ed Exxon Mobil per lo sfruttamento degli immensi giacimenti di gas naturale scoperti nel Bacino di Rovuma.
Il gruppo, chiamato spesso con il nome abbreviato al-Sunnah, inizialmente attaccava solo le forze dell’ordine e le autorità dei villaggi dell’area attorno a Mocimboa da Praia (dove hanno agito la prima volta), poi hanno iniziato ad uccidere anche civili e ad incendiare le abitazioni. L’ultima ondata di attacchi è avvenuta tra maggio e giugno ed ha causato più di 40 vittime.
Non ci sono mai state delle reali rivendicazioni da parte di al-Sunnah e alcuni studiosi mozambicani ritengono che sia nata come una setta d’ispirazione wahabita nel 2014 e che nel 2015 abbia iniziato a creare alcuni nuclei militari. Al-Sunnah non avrebbe intenzione di creare uno Stato islamico, ma mirerebbe a destabilizzare la zona per scopi lucrativi legati al traffico illegale di minerali, avorio e legno pregiato di cui è ricca Cabo Delgado.