Ventisette persone hanno perso la vita nel crollo di una miniera controllata dall’ex coalizione ribelle Seleka nella località di Ndassima, nella regione di Bambari, al centro del paese. Lo hanno annunciato fonti di sicurezza locale precisando che solo 25 corpi senza vita sono stati rinvenuti e sepolti. Incidenti come questi si verificano ciclicamente nelle miniere del Centrafrica, dove a causa dell’insicurezza diffusa e dalla debolezza delle autorità di transizione sono aumentate le attività clandestine e notturne.
La miniera di oro di Ndassima è di proprietà della società sudafricana Axim, costretta ad interrompere la produzione sin dal 2011 a causa della crescente insicurezza.
Dal colpo di stato militare del marzo 2013, attuato proprio dalla Seleka, l’ex colonia francese è sottoposta ad un embargo sui diamanti, ma sfruttamento ed esportazioni continuano illegalmente.
La sciagura nella miniera si è verificata in un contesto di grande insicurezza e instabilità politica, mentre a Bangui si è insediato da pochi giorni un nuovo governo di transizione, sotto la guida del primo ministro Mahamat Kamoun, un musulmano. A contestare la composizione dell’esecutivo di unità nazionale è la Seleka. “Non abbiamo partecipato alla formazione del governo. Chi è entrato lo ha fatto a titolo individuale e non a nome della Seleka” ha dichiarato Mohamed Moussa Dhaffane, numero tre dell’ex coalizione ribelle, minacciando di “tornare sugli impegni presi a Brazzaville”, dove è stato concluso un cessate il fuoco meno di un mese fa.
Critiche sono arrivate anche da partiti politici vicini all’ex presidente François Bozizé, destituito dal colpo di stato lo scorso anno: Kamoun è stato direttore di gabinetto dell’ex presidente Michel Djotodia, capo della Seleka che ha governato il Centrafrica fino allo scorso gennaio.
Nel fine settimana diverse marce di sostegno si sono tenute pacificamente per le strade di Bangui, organizzate da diverse organizzazioni della società civile, a sostegno del nuovo esecutivo. – Misna