Kinshasa alza la voce sulle espulsioni di massa dei suoi cittadini in Angola. Dopo la protesta veemente del governo seguita da una riunione convocata dal presidente Joseph Kabila una settimana fa, ieri, mercoledì 17 ottobre, è stata la volta del vice primo ministro e del ministro degli Esteri che hanno denunciato la violenza che ha accompagnato queste espulsioni. In una conferenza stampa, Leonard She Okitundu, che ha anche annunciato l’invio di una delegazione governativa al confine angolano per una valutazione della situazione, ha dichiarato di aver inviato una nota di protesta al governo angolano. «È una reazione di indignazione e condanna – ha detto -. L’Angola ha il diritto di espellere uno straniero che vive nel suo territorio. Ma Luanda è parte di una comunità internazionale che richiede che le persone siano rispettate nella loro dignità».
Kinshasa ha ricordato l’ospitalità offerta agli angolani: «A suo tempo, la Rd Congo ha offerto ospitalità ai fratelli e alle sorelle vittime dei colonizzatori e delle varie guerre che hanno segnato la storia angolana. Consci della nostra tradizione di accoglienza, migliaia di angolani erano venuti in Congo per cercare rifugio. Molti di loro ancora oggi vivono felicemente nel nostro Paese».
Ieri, l’ambasciatore angolano non era a Kinshasa e non è stato quindi in grado di rispondere alla convocazione inviata dal viceprimo ministro e capo della diplomazia congolese per spiegare le massicce espulsioni di cittadini congolesi attualmente in corso in Angola.