«La gioventù centrafricana sta male», ha affermato il Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, a margine della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che ha come tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
«I tre quarti del mio Paese sono occupati dai ribelli – spiega il Cardinale -. Molti giovani non vanno a scuola dal 2013. Questa è una preoccupazione per me e anche per altri pastori. Quando ci rechiamo all’interno del Paese, vediamo che molti giovani hanno preso le armi, si drogano, diversi altri non hanno prospettive di vita, e penso che sia doveroso lanciare delle grida perché possiamo cercare insieme di aiutare questi giovani».
Il futuro dei giovani del Centrafrica dovrebbe essere un tema centrale per la politica locale e per la stessa comunità internazionale, dato che la metà della popolazione ha meno di 18 anni. Lo stesso vale per la Chiesa.
Il Cardinale Nzapalainga sottolinea che «la gioventù centrafricana sogna un giorno di diventare adulta e responsabile. I giovani vogliono occupare una posizione, dare il loro contributo. Si deve incoraggiare, inquadrare questa energia che chiamiamo amore perché un giorno possa aiutare il loro Paese, il proprio gruppo. Se non facciamo nulla, seppelliamo un talento. Molti giovani hanno sogni, e se non facciamo nulla per aiutarli, cadono nel pessimismo».
Il Cardinale Nzapalainga aggiunge che i problemi che devono affrontare i giovani in Centrafrica sono comuni ai loro coetanei di altri Stati africani. «C’è un problema fondamentale di cattiva governance. Se creiamo strutture normali per aiutare i giovani a realizzare i loro sogni, potrebbero rimanere nel loro Paese e lavorare. Quando uno è il Capo dello Stato, è responsabile di tutti i gruppi nazionali senza eccezioni», rimarca il Cardinale, alludendo alla nefasta tendenza della politica in Africa di privilegiare, una volta giunti al potere, il proprio gruppo di appartenenza etnica, tribale o regionale, a scapito degli altri.