Le elezioni in Libia non devono tenersi il 10 dicembre. È preferibile convocare una conferenza all’inizio del 2019 e poi organizzare in primavera il voto. Ad affermarlo è Ghassan Salamé, inviato delle Nazioni Unite a Tripoli, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Salamé non ha nascosto che la situazione della Libia è comunque fragile, come dimostrano le violenze di settembre a Tripoli.
Le elezioni del 10 dicembre sono volute fermamente dalla Francia ma, vista l’opposizione delle Nazioni Unite, delle principali fazioni libiche e dei principali attori internazionali impegnati in quel settore (Italia, Stati Uniti, Russia), è quasi certo che ormai non si terranno.
Secondo Ghassan Salameh, per portare il Paese fuori da una crisi che dura dal 2011, serve una discussione aperta e solo dopo si deve votare. «Bisogna dare ai principali gruppi libici l’opportunità di incontrarsi sul suolo libico, senza interferenze esterne, al fine di determinare un chiaro percorso per rompere l’attuale impasse, e rinforzato da un calendario chiaro. Molti vogliono andare avanti con questa Conferenza nazionale e sono d’accordo. Questa è la strada da seguire». Ghassan Salamé parla dell’inizio del 2019 per tenere questa conferenza nazionale che precederebbe le elezioni organizzate nella primavera successiva.
Nel frattempo lunedì 12 e martedì 13 si terrà a Palermo (Italia) un incontro al quale parteciperanno le principali fazioni e i principali attori internazionali, ospitati dall’Italia, per discutere le linee principali di una possibile riconciliazione.