Il paese più esteso e popoloso d’Africa francofona si è espresso. Il 30 Dicembre 2018, a distanza di più di due anni dalla fine del mandato elettorale del presidente uscente Kabila, circa 39 milioni di elettori congolesi hanno potuto esercitare il loro diritto di voto. La popolazione si è recata alle urne fin dalle prime ore del mattino per esprimersi su tre diverse competizioni elettorali: presidenziali, legislative (elezioni dei parlamentari) e provinciali (governatori e membri delle assemblee provinciali).
È un giorno storico per il gigante africano. È infatti solamente il terzo scrutinio elettorale libero e democratico che avviene nella complessa e sanguinosa storia del paese. E addirittura il primo che potrebbe promuovere una transizione pacifica alla presidenza.
Si è arrivati alla giornata elettorale dopo un percorso di avvicinamento estremamente difficile. Cominciato con importanti colpi di scena (tra tutti l’esclusione dalla competizione elettorale di due pesi massimo tali che Bemba e Katumbi), ritardi dell’ultima ora (le elezioni erano inizialmente previste per il 23 Dicembre) e problematiche tecniche (difficoltà nel far arrivare le circa 100.000 macchine elettorali elettroniche nei 73.550 uffici elettorali sparsi per il paese).
In un paese grande 80 volte il Belgio e largamente privo di sistemi infrastrutturali di base, tutte le difficoltà previste alla vigilia sono emerse durante la giornata elettorale. In diversi angoli del paese sono stati registrati ritardi nell’apertura degli uffici elettorali (Goma, Mbandaka, Boma, Bunia, certi seggi di Kinshasa); impossibilità da parte degli elettori di trovare il proprio nome sulle liste elettorali (requisito necessario per poter esercitare il proprio diritto di voto) e macchine elettorali malfunzionanti, il che ha provocato ritardi e inefficienze in quasi tutte le Province del paese. Ciò ha creato lunghe file fuori dai seggi elettorali e costretto la CENI a prolungare in diversi seggi (Bukavu, Kinshasa e altrove) le operazioni di voto ben oltre le 17. Nondimeno circa 1 milione e 200 mila elettorali sono stati esclusi dal voto ufficialmente a causa dell’epidemia di Ebola nelle circoscrizioni di Yumbi, Beni e Butembo, nell’est del Paese, il che lascia già esprimere ad alcuni osservatori dubbi sulla legittimità del voto a livello nazionale.
Una giornata storica e caotica. La Cenco (Conferenza Episcopale Congolese), che ha impegnato circa 40.000 volontari in veste di osservatori elettorali per tutto il paese, traccia un primo bilancio provvisorio delle irregolarità registrate: “544 rapporti di macchine elettorali malfunzionanti; 115 segnalazioni in cui gli osservatori elettorali sono stati esclusi dagli uffici di voto; 69 casi di esclusione di testimoni esclusi dagli uffici di voto; 44 casi di casi di corruzione elettorale.”
Incidenti e disordini sono stati registrati soprattutto all’est del paese. A Inongo, due uffici elettorali sono stati attaccati e distrutti dagli elettori in seguito ad accuse di brogli rivolte al rappresentante di locale della CENI. A Walungu, secondo fonti della società civile, due persone sono state uccise in seguito ad una escalation di tensione basata su accuse di brogli elettorali. Nei territori di Masisi e Rutshuru sono stati registrati casi in cui i gruppi ribelli armati hanno chiaramente indirizzato le operazioni di voto.
Nonostante tutto, la popolazione congolese si è recata in massa alle urne e a partire dai prossimi giorni si attendono le prime reazioni da parte della CENI, della Cenco e della società civile. Contestazioni non sono da escludersi. La CENI, attraverso il presidente Corneille Naanga, ha affermato che i risultati elettorali provvisori saranno proclamati al più tardi il 6 Gennaio.
(Roberto Morel)