Sudafrica – Università di Pretoria: «Addio all’afrikaans»

di Enrico Casale
afrikaans

I responsabili dell’Università di Pretoria (Sudafrica) hanno deciso che i corsi non verranno più tenuti in lingua afrikaans, ma in inglese. La decisione è stata presa per «trasformare la cultura» dell’ateneo e per renderla «veramente sudafricana».

L’afrikaans, un idioma che mescola espressioni africane alla lingua olandese, era la lingua dei colonizzatori boeri ed è ancora parlata da migliaia di persone. La maggior parte dei sudafricani però la considera la lingua coloniale e dell’apartheid. Durante il regime segregazionista, i leader bianchi la imposero come lingua principale del Paese e come strumento per escludere gli studenti neri (che non la parlavano) dagli studi.

Oggi, in un Paese, a 25 anni dalla fine dell’apartheid, il razzismo rimane una delle principali preoccupazioni. Così sempre più spesso l’inglese viene preferito all’afrikaans, in particolare nelle scuole, per far sentire più accolti anche coloro che non parlano l’idioma boero.

L’AfriForum, un gruppo per i diritti civili afrikaner, ha espresso il suo disaccordo con la riforma proposta dall’Università di Pretoria. Nel dibattito è intervenuto anche il ministro delle Finanze del Sudafrica, Tito Mboweni, secondo il quale i dirigenti dell’università di Pretoria rimpiangeranno, negli anni a venire, la decisione di abbandonare gli afrikaani.

«Questa decisione è stata presa dopo una lunga riflessione, non in una notte», ha replicato il portavoce dell’Università di Pretoria.

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