Alla terza votazione in pochi giorni, alla fine il parlamento ha approvato la composizione dell’esecutivo di crisi sotto la guida del primo ministro Abdullah al Thinni (o al Theni). Lo ha annunciato il portavoce della Camera dei rappresentanti – con sede a Tobruk per motivi di sicurezza – Bohachim Faraj, precisando che la nuova squadra di governo ha ottenuto la fiducia con 110 voti a favore su 112 deputati che hanno partecipato alla seduta.
Del gabinetto di crisi fanno parte 13 esponenti, di cui tre vice primi ministri e dieci ministri. Tuttavia non è stata ancora assegnata la carica di ministro della Difesa. Nel nuovo esecutivo non è previsto un dicastero del Petrolio, settore cruciale per l’economia libica la cui gestione, secondo alcuni deputati, sarà affidata direttamente alla società statale National Oil Corp.
Nel frattempo a Tripoli è operativo un governo parallelo sotto la guida di Omar al Hassi, approvato dal Congresso generale nazionale (Cgn, parlamento uscente), considerato “illegittimo” dalle istituzioni elette lo scorso 25 giugno e dalla comunità internazionale. In una conferenza stampa tenuta ieri a Tripoli, il ministro del Petrolio di Hassi, che avrebbe presso il controllo della sede del dicastero, ha dichiarato che “proteggerà le risorse del paese”.
Al di là della crisi politica ed istituzionale, sul piano della sicurezza la Libia è sprofondata nel caos totale. Da settimane sono in corso scontri tra milizie rivali sia ad ovest di Tripoli che a Bengasi (est), ormai in buona parte sotto il dominio dei gruppi islamici. Da fine agosto i miliziani di Fajr Libya (Alba della Libia) – alleati con le milizie di Misurata (ovest) – hanno preso il controllo dell’aeroporto e delle istituzioni nella capitale, dopo aver avuto la meglio sulle milizie di Zintan. A Bengasi il generale dissidente Khalifa Haftar ha lanciato l’operazione ‘Dignità’, dallo scorso maggio, per contrastare i gruppi armati islamici, ma finora con risultati contrastanti.
Ieri la missione Onu in Libia ha chiesto alle parti coinvolte nel conflitto di “porre fine alle violenze” per partecipare al “dialogo nazionale”, con una prima riunione prevista per il 29 settembre. – Misna