La politica algerina si sta avvitando in una crisi sempre più profonda. Centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi ieri di nuovo nelle strade di Algeri, Orano e Costantina contro la decisione del presidente Abdelaziz Bouteflika di candidarsi per un quinto mandato. Le dimostrazioni sono state pacifiche ma molto più massicce di quelle che si sono tenute negli ultimi due venerdì.
Ad Algeri migliaia di persone hanno dato vita a un corteo lungo un chilometro. I manifestanti si sono radunati nel centro della capitale con cartelli che chiedevano le dimissioni di Bouteflika, sventolando bandiere algerine e intonando cori. Il corteo è stato sorvegliato da forze di sicurezza mentre le autorità hanno sospeso il traffico ferroviario e chiuso la metro della capitale, riferisce il sito del quotidiano Le Monde. I manifestanti si sono concentrati attorno all’edificio della «Grande Poste», uno dei simboli di Algeri. Diversi mezzi antisommossa, tra cui un cannone ad acqua, sono stati dislocati nei consueti luoghi di raduno e un elicottero sorvolava la capitale.
Quindici partiti di opposizione e quattro sigle sindacali algerini hanno appoggiato le proteste contro la ricandidatura di Bouteflika. Secondo l’Associated Press, le formazioni hanno anche criticato il «testardo» atteggiamento del governo nell’insistere su elezioni da tenersi già il mese prossimo. I contestatori chiedono uno sciopero generale qualora il governo non dovesse cedere.
Nel frattempo il candidato alle presidenziali Rachid Nekkaz è stato fermato dalle forze dell’ordine svizzere davanti all’ospedale di Ginevra dove è ricoverato l’anziano presidente Bouteflika. Lo ha riferito il sito della Tribune de Genève, aggiungendo che Nekkaz era «insieme a un centinaio di concittadini». L’uomo d’affari franco-algerino aveva annunciato di volersi accertare di persona se Bouteflika «sta bene», «quando tutti quanti sanno che è morto».
Il Consiglio costituzionale algerino ha respinto la candidatura di Nekkaz a causa della sua nazionalità francese. L’oppositore avrebbe quindi deciso di candidare un suo cugino omonimo che, in caso di vittoria, creerebbe l’incarico di vicepresidente apposta per lui che, di fatto, guiderebbe l’Algeria.
Bouteflika è l’espressione del gruppo di potere che governa il Paese dall’indipendenza. Ne fanno parte esponenti dell’Fln (il Fronte di liberazione nazionale, che guida la nazione dal 1962) e i vertici militari. Sono essi che tengono il controllo sia sulla gestione degli idrocarburi (l’Algeria è uno dei principali produttori africani di petrolio e gas) sia sulle importazioni (lo Stato importa circa il 90% delle merci di cui ha bisogno). Bouteflika finora ha rappresentato il punto di equilibrio tra diversi clan di questo gruppo di potere. Finché i principali esponenti politici algerini non troveranno un’intesa su un altro nome, sarà proprio Bouteflika a tenere le redini del potere (sebbene malato e anziano).