La Commissione parlamentare incaricata di modificare la Costituzione per realizzare l’attesa riforma fondiaria in Sudafrica ha stabilito che i suoi lavori dovranno essere proseguiti dal prossimo Parlamento.
Lo si apprende dai media locali, che riportano la notizia dell’ultima riunione della commissione parlamentare a una settimana dallo scioglimento del Parlamento sudafricano, in vista delle elezioni previste per il prossimo 8 maggio.
La commissione, che è stata formata lo scorso dicembre con l’incarico di redigere gli emendamenti alla Costituzione per consentire l’espropriazione delle terre senza compensazione, ha convenuto all’unanimità che ormai era troppo tardi per ogni nuovo progresso.
La raccomandazione rappresenta inoltre la conferma ufficiale che la Costituzione non può essere emendata prima dello svolgimento delle elezioni generali, in cui il tema stesso della riforma agraria rappresenta un argomento centrale della campagna elettorale.
La riforma delle terre è un tema molto caldo in Sudafrica, dove la disuguaglianza razziale è ancora una triste realtà 25 anni dopo la fine dell’apartheid. I bianchi – il 9% dei 56 milioni di abitanti – possiedono ancora più del 70% di terreni fertili.
Fin dalla fine dell’apartheid (1994), l’Anc ha cercato di mettere in pratica politiche di redistribuzione puntando soprattutto sul modello «venditore-volontario, compratore-disponibile» in base al quale il governo acquista dai bianchi le proprietà per poi assegnarle ai neri. I progressi sono però stati lenti.
[Redazione InfoAfrica]